- "Non è solo l'anima a richiedere conforto."
- ―Teodora Contanto[src]
Teodora Contanto (1450 - ?) è stata il capo delle cortigiane di Venezia e membro dell'Ordine degli Assassini.
Dopo aver passato cinque anni della sua vita in convento, capì di trovarsi in disaccordo con i dogmi della Chiesa Cattolica. Così, dopo aver lasciato il convento, aprì il bordello La Rosa della Virtù, dove accoglieva tutte le donne che avessero delle credenze simili alle sue.
Successivamente aiutò l'Assassino Ezio Auditore da Firenze nella sua missione di assassinare Marco Barbarigo, il Doge Templare di Venezia. Con l'aiuto di Teodora e delle sue ragazze, Ezio riuscì ad introdursi alla festa privata del Doge, dove riuscì poi ad assassinarlo.
Fu anche una degli Assassini presenti durante lo scontro tra Ezio e il Gran Maestro dell'Ordine dei Templari Rodrigo Borgia per la conquista della Mela dell'Eden. Teodora, insieme a Paola e a Niccolò Machiavelli, rimase in disparte durante lo scontro mentre gli altri Assassini aiutarono Ezio, rivelando la sua presenza solo dopo la fuga di Rodrigo.
Biografia
Giovinezza
- "Come molte giovani, mi avvicinai alla chiesa, ma i "credenti" della città me ne distolsero."
- ―Teodora parla del suo percorso di fede[src]
Teodora nacque a Venezia nel 1450. I suoi genitori erano proprietari di una gioielleria, nella cui gestione Teodora aiutò la madre fin da giovanissima età.[1]
Nel 1462 un cliente che aveva acquistato un paio di orecchini di diamante per la moglie rimase talmente impressionato dalla bellezza di Teodora, allora solo dodicenne, da scrivere le seguenti parole: "Acquistato oggi un paio di orecchini presso la bottega dei Contanto, qui da presso. Una leggiadra fanciulla li ha impacchettati. Quando mi ha porto l'involto, le nostre dita si sono sfiorate. Sono dovuto uscire di corsa. Signore mio, quando mai ho preso moglie!".[1]
Il 26 novembre 1467, fu accusata di aver commesso adulterio con un uomo sposato e fu denunciata dalla moglie di lui. Come spesso accadeva in questi casi, i genitori la rinchiusero in un convento, affinché concludesse i suoi giorni nella preghiera e nel silenzio. Teodora entrò così nel convento di Santa Maria degli Angeli nel 1467, decisa ad implorare perdono per i propri peccati.[1]
Vita da cortigiana
- "Per raggiungere la salvezza gli uomini devono saper amare. Le ragazze ed io insegnamo proprio questo."
- ―Teodora spiega ad Ezio i pilastri della sua fede[src]
Nel 1473 Teodora fuggì dal convento, lasciando inchiodato un messaggio al portone d'ingresso. Il messaggio diceva che la vita nei chiostro appariva sterile e poco spirituale, e che solo grazie all'unione con un compagno si può davvero entrare nella grazia di Dio.[1]
Teodora aprì nello stesso anno La Rosa della Virtù, un bordello nel sestiere di Dorsoduro, nel centro di Venezia. Secondo il poeta Pietro Bembo, assiduo frequentatore, il suo bordello era "il tempio di un nuovo Cattolicesimo". Il Papa stesso provò più volte a convincere la Arcidiocesi di Venezia a far chiudere il bordello, che rimase però aperto fino al 1516. Nonostante non facesse ormai più parte della Chiesa Cattolica, Teodora continuò a considerarsi una suora, perseverando nel seguire la sua idiosincratica forma di fede.[1]
Più tardi Teodora entrò in contatto con gli Assassini e successivamente fu introdotta nel loro Ordine.[1]
Aiuto ad Ezio Auditore
- "Ti servirà una maschera d'oro. E prima che tu ti metta a forgiartene una, devi sapere che ogni maschera è numerata. Per tua fortuna, ho un'idea. Vediamo se te ne possiamo vincere una."
- ―Teodora illustra ad Ezio il suo piano per assassinare il Doge[src]
Nel 1486 Ezio Auditore, intenzionato a liberare Venezia dal neoeletto Doge Templare Marco Barbarigo, cercò consiglio e aiuto presso il capo della gilda dei ladri di Venezia, Antonio de Magianis, che, su informazione dell'amico Leonardo da Vinci, trovò a La Rosa della Virtù mentre si intratteneva con Teodora e alcune cortigiane. In quell'occasione Antonio presentò Ezio a Teodora e, dato lo stupore dell'Assassino alla vista di una suora di quel genere, ella gli illustrò le sue teorie riguardo la religione e la spiritualità. La discussione fu però interrotta dell'urlo di una cortigiana che aveva assistito all'omicidio di una delle sue compagne ad opera di uno dei clienti del locale, che stava ormai fuggendo. Così Ezio, su invito della stessa Teodora, corse all'inseguimento dell'omicida.[2]
Dopo aver ucciso l'uomo, Ezio tornò a La Rosa della Virtù e disse ad Antonio il motivo per cui lo aveva cercato. I due così discussero riguardo la difficoltà di uccidere il Doge a causa della sua accortezza. Teodora, che stava ascoltando la discussione, disse che, anche se Marco Barbarigo lasciava raramente il Palazzo Ducale all'interno del quale era al sicuro, non avrebbe mai rinunciato a partecipare al grande ricevimento, da lui stesso organizzato in occasione del Carnevale, che si sarebbe tenuto quella sera stessa; quindi suggerì quello come il momento adatto per colpire. La suora aggiunse però che solo chi indossava una delle particolari maschere numerate d'oro avrebbe potuto partecipare al ricevimento privato del Doge. Così, dopo aver accompagnato Ezio allo squero di San Trovaso, dove si svolgevano i giochi del Carnevale, gli mostrò che una delle maschere sarebbe andata in premio a chi avrebbe vinto tutte e quattro le prove dei giochi.[3]
Nonostante Ezio vinse in tutte le prove previste per ottenere la maschera, alla fine dei giochi, i cui giudizi finali furono truccati da Silvio Barbarigo, il premio fu consegnato alla guardia del corpo di Marco Barbarigo, Dante Moro.[4]
Tornato a La Rosa della Virtù dopo i giochi, Ezio discusse con Antonio e Teodora riguardo al da farsi e, dopo aver saputo da una cortigiana che Dante Moro si stava dirigendo al ricevimento del Doge con la maschera d'oro, la suora suggerì all'Assassino di sfruttare le cortigiane per distrarre l'uomo al fine di potergli rubare più agevolmente la maschera e andare così al suo posto alla festa privata, poiché ucciderlo avrebbe certamente indotto il Doge ad annullare il ricevimento.[5]
Una volta recuperata la maschera d'oro, Ezio andò al luogo del ricevimento privato, dove Teodora lo informò che il Doge si trovava su una barca attraccata poco al largo dal luogo della festa e che, dopo poco tempo, avrebbe tenuto un discorso pubblico dalla stessa barca, che sarebbe stato il momento adatto per uccidere l'uomo. Dopodiché suggerì all'Assassino di muoversi nella folla sfruttando le sue cortigiane per non essere individuato dalle guardie. Durante il discorso del Doge, Teodora, dopo aver accordato sull'affermazione di Ezio che sosteneva che, per restare al sicuro, Marco Barbarigo non avrebbe abbandonato la barca su cui si trovava, suggerì all'Assassino di utilizzare la sua pistola celata per uccidere l'uomo a distanza, e di far esplodere il suo colpo nello stesso istante in cui venivano lanciati i fuochi artificiali della festa, in modo da coprirne il rumore e non essere così scoperto.[5]
Dopo l'assassinio del Doge, Ezio tornò a La Rosa della Virtù, dove Teodora, interrompendo quello che Antonio stava dicendo a Ezio, gli propose di riposarsi e di cercare conforto in quel luogo. Ezio, che sperava di concedersi del riposo in una notte insieme alla suora, fu interrotto da questa che chiamò a confortarlo le sue cortigiane.[5]
Acquisizione della Mela
Nel 1488, durante lo scontro che Ezio Auditore ebbe contro il Gran Maestro dell'Ordine dei Templari Rodrigo Borgia a Venezia, Teodora giunse in aiuto del fiorentino al fianco di tutti gli altri Assassini che, fino a quel punto, lo avevano aiutato nel suo viaggio alla caccia del Templare e che così gli rivelarono di fare parte dell'Ordine degli Assassini.[6]
La sera stessa Teodora e gli altri Assassini fecero prestare giuramento a Ezio e lo introdussero ufficialmente nell'Ordine degli Assassini.[6]
Ultimi anni
Nel 1499, dopo che Ezio Auditore recuperò tutte le pagine del Codice, Teodora e gli altri membri di spicco dell'Ordine degli Assassini si incontrarono a Villa Auditore a Monteriggioni per trovare l'esatta ubicazione della Cripta. Dopo aver scoperto che la Cripta si trovava a Roma, Teodora e gli altri Assassini dissero a Ezio che avrebbero scatenato dei disordini nella città in modo da facilitare l'ingresso di questo in Vaticano.[7]
Nel 1516, La Rosa della Virtù bruciò in un incendio appiccato da un vescovo scontento che pretendeva di intrattenersi gratuitamente con una delle ragazze del bordello. L'evento fu commentato ufficialmente dalla Chiesa Cattolica come "Un atto di Dio". Nonostante si conosca l'età di Teodora all'epoca dell'incendio, non si hanno più notizie della donna risalenti a dopo tale data.[1]
Caratteristiche e personalità
Teodora si riteneva una donna del signore, anche se essa era una cortigiana ed era la matrona di un bordello, essa affermava che la decisione era soltanto sua su come far uso del proprio corpo.
Teodora aveva ideaizzato la religione in modo diverso, secondo lei, la fede portava il piacere sia in senso spirituale e in senso carnale, così decise di formare una bordello. Teodora in una conversazione con Ezio affermava che le sue ragazze avevano lo scopo di insegnare il valore della vita.
Curiosità
- Teodoro, la forma maschile del nome di Teodora, in greco significa "Dono di Dio".
- Teodora ha una somiglianza con la donna soggetto del dipinto Ritratto femminile detto La Suora, attribuito a Giuliano Bugiardini.
Galleria
Note
- ↑ 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 1,5 1,6 Assassin's Creed II
- ↑ Damigelle in pericolo - Assassin's Creed II
- ↑ La suora saggia - Assassin's Creed II
- ↑ I bari fanno una brutta fine - Assassin's Creed II
- ↑ 5,0 5,1 5,2 Esplosioni! - Assassin's Creed II
- ↑ 6,0 6,1 Adattarsi - Assassin's Creed II
- ↑ La X segna il posto - Assassin's Creed II