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PL Alchimisti

Rodolfo riunisce i suoi alchimisti.

Rodolfo II d'Asburgo (Vienna, 18 luglio 1552 - Praga, 20 gennaio 1612) è stato un arciduca austriaco e imperatore del Sacro Romano Impero germanico tra il XVI e il XVII secolo. Sotto le sue vesti da monarca è ricordato principalmente per aver favorito in particolar modo gli studi in ambito di occultismo ed alchimia, materie cui era interessato egli stesso. Fu anche uno dei pochi possessori conosciuti del manoscritto Voynich.

Biografia[]

Primi anni[]

Nato nel ducato austriaco degli Asburgo, venne formato culturalmente presso la corte spagnola di suo zio Filippo II. Dopo aver completato a Madrid i suoi studi in filosofia ed arti umanistiche il principe tornò a Vienna per iniziare il suo mandato di arciduca in vista della nomina di suo padre Massimiliano II ad imperatore romano. Più tardi venne nominato re di Ungheria, Boemia, Croazia e Germania. Profondamente toccato e formato dall'esperienza madrilena, nonché apprezzato come sovrano dai suoi sudditi, divenne l'erede testamentario e dinastico di suo padre.

Salito al trono nel 1575, trasferì la capitale imperiale a Praga. Fu inoltre un imperatore molto scaltro, in quanto non prese mai accordi matrimoniali come la sua contemporanea Elisabetta I d'Inghilterra. Il suo disinteresse per le donne si rivelò principalmente dovuto ad una sfrenata ed immutabile passione per l'occulto e l'alchimia ed una pronunciata, ma non accertabile, omosessualità abilmente manovrata dai suoi oppositori politici.

Alchimisti di Praga[]

Il suo fanatismo per l'occulto lo spinse a riunire a Praga tutti i maggiori alchimisti dell'epoca, quali Edward Kelley e John Dee; con i più influenti di loro istituì anche un consiglio segreto. Ad un certo punto però, si iniziò a parlare di un mostro che girava per le strade Praga uccidendo i nobili della sua corte e molti alchimisti. Di conseguenza il popolo iniziò a ritenere che Rodolfo fosse un debole, incapace di far fronte ad un simile problema. In risposta alla protesta pubblica radunò il suo consiglio di alchimisti, con cui dopo aver idealizzato varie ipotesi, decise che da quel momento ognuno di loro sarebbe stato accompagnato da una scorta.

Più tardi venne a conoscenza di come Edward Kelley era riuscito a trasmutare metalli vili in oro zecchino. Così ordinò all'alchimista di aumentarne le produzioni con i suoi esperimenti; Kelley tuttavia fallì in quanto perse il libro di Abramo dopo che il collega John Dee lasciò Praga. Insoddisfatto dei risultati, Rodolfo ordinò l'incarceramento di Kelley, che solo dopo aver passato alcuni anni nel decadimento psicologico più totale, venne prosciolto e riportato al suo rango. Rodolfo, ancora scettico, sulle effettive conoscenze alchemiche dell'uomo, mise sotto stretta sorveglianza la sua casa. Infine ne ordinò un secondo arresto, conclusosi con Kelley che, in preda alla pazzia si gettò dalla torre in cui era rinchiuso, sotto gli occhi della figliastra Elizabeth Jane Weston.

Ultimi anni[]

Gli ultimi anni di Rodolfo sul trono si rivelarono molto turbolenti. Nel 1604 i sudditi ungheresi gli si rivoltarono contro sotto la guida di István Bocskai. Un anno dopo l'imperatore fu costretto dai fratelli, l'arciduca Massimiliano e l'arciduca Mattia, a cedere a quest'ultimo il controllo degli affari ungheresi. Nel 1606 Mattia raggiunse un difficile accordo con i rivoltosi ungheresi e con l'impero ottomano che da diverso tempo faceva pressioni a meridione. I successi di Mattia gli alienarono la simpatia del fratello e, di fatto, segnarono l’avvio di una guerra intestina tra lui e Rodolfo.

Mentre l'imperatore si preparava ad una nuova guerra contro i turchi, Mattia, appoggiandosi agli ungheresi, lo costrinse a cedergli le corone di Ungheria, Austria e Moravia. Quando Rodolfo rispose con le armi alle pressanti richieste dei protestati boemi, decisi ad ottenere nuove concessioni, Mattia si intromise. Soldati fedeli a Mattia imprigionarono Rodolfo nel suo castello a Praga, costringendolo a cedere al fratello la corona di Boemia. Rodolfo morì nel 1612, nove mesi dopo essere stato privato di qualsiasi potere effettivo in favore di Mattia, ad eccezione del titolo imperiale che cedete al fratello cinque mesi dopo. Rodolfo morì così senza lasciare eredi.

Fonti[]

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