La prima guerra dei baroni è stata una guerra civile combattuta nel regno d'Inghilterra tra il 1215 e il 1217. Come molte altre guerre nel corso della storia umana, la guerra civile fu il teatro dell'eterno conflitto tra Assassini e Templari.
Storia[]
Questa guerra fu causata dal rifiuto del re Giovanni d'Inghilterra di firmare la Magna Carta, un documento fortemente voluto dai baroni del regno per limitare il continuo dispotismo della corona. Quindi, quest'ultimi si videro costretti a ribellarsi militarmente contro il loro re e arrivarono a voler consegnare il regno d'Inghilterra al principe di Francia, Luigi. Quest'ultimo accettò la proposta e, alla fine, guidò di persona le proprie truppe in una spedizione sull'isola d'oltremanica. Quindi, la guerra si trasformò da una ribellione contro l'autorità regia al riconoscimento di un re rispetto ad un altro su territorio inglese.[1]
Gli Assassini, guidati da Robert Fitzwalter, combatterono con i baroni inglesi e le truppe francesi del principe Luigi, mentre i Templari usarono la loro influenza per sostenere re Giovanni. Nonostante le due organizzazioni fossero ben allineate nel conflitto, vi furono alcuni membri che non seguirono i medesimi allineamenti dei loro ordini. Infatti, il Maestro Assassino William di Cassingham, agendo indipendentemente dalla Confraternita, scelse di sostenere re Giovanni e suo figlio, il principe Enrico.[1]
Sebbene Luigi fosse riuscito a conquistare diverse città inglesi durante la guerra, diversi baroni inglesi disertarono dopo la morte del re Giovanni, riconciliandosi con il nuovo re Enrico e con il suo reggente, Guglielmo il Maresciallo. Rimasto con poco se non senza alcun sostegno dalle forze ribelli inglesi, Luigi fu incapace di tenere una presa salda sui territori che controllava e le continue sconfitte, soprattutto navali, aggravarono la sua posizione vedendosi costretto a cedere terreno. Alla fine, l'11 settembre 1217 il principe Luigi accettò di firmare il trattato di pace con Enrico III, al quale cedette i territori inglesi ancora in suo possesso in cambio di una somma simbolica.[1]
Apparizioni[]
Fonti[]
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