Parenti serpenti è la rappresentazione virtuale di una delle memorie genetiche di Ezio Auditore da Firenze, rivissuta da Desmond Miles nel 2012 attraverso l'Animus.
Descrizione[]
Ezio Auditore da Firenze spia un incontro Templare a cui partecipano Rodrigo Borgia, Carlo Grimaldi e diversi membri della famiglia Barbarigo, apprendendo così che i Templari intendono eliminare il Doge, Giovanni Mocenigo, e sostituirlo con uno di loro, Marco Barbarigo.
Dialoghi[]
Ezio Auditore da Firenze vede Carlo Grimaldi incontrare Silvio Barbarigo nei pressi di Santo Stefano.
- Silvio: Dov'è Emilio?
- Carlo: Gli ho detto di venire qui.
- Silvio: Glielo hai detto tu? Di persona?
- Carlo: Sì, certo, di persona. Mi preoccupa che non ti fidi di me.
- Silvio: Anche a me. Può darsi che arrivi con gli altri. Facciamo due passi.
Carlo e Silvio iniziano a passeggiare, seguiti di nascosto da Ezio.
- Silvio: Dunque, come vanno le cose al Palazzo?
- Carlo: A dire il vero, è difficile. La cerchia di Mocenigo è ristretta. Ho cercato di lavorarmelo un poco, offrendo suggerimenti, ma ha altri che lo consigliano.
- Silvio: Allora devi insistere. Devi entrare a far parte dei suoi intimi.
- Carlo: Si. Capisco. Ma è più dura di quanto prevedessi.
- Silvio: E come mai, Carlo?
- Carlo: Non lo so! È che... al Doge non vado a genio.
- Silvio: Chissà perché.
- Carlo: Non è colpa mia! Lo compiaccio in ogni modo. Ascolto quello che gli piace, e glielo procuro. I migliori prosciutti dalla Sardegna, le vesti più raffinate provenienti da Milano-
- Silvio: (Interrompendo Carlo) Si, e questo si chiama essere un sicofante.
- Carlo: Un cosa? Come mi hai chiamato?!
- Silvio: Un lacchè, un adulatore, un leccapiedi. Devo proseguire?
- Carlo: Bastardo! Non hai idea di che significhi; non comprendi la pressione a cui-
- Silvio: (Interrompendo Carlo) Oh, io non comprendo?!
- Carlo: No, non ne hai idea! Tu sei un funzionario governativo! Io sono a due passi dal Doge in persona! Gli sto dietro giorno e notte! Ti piacerebbe essere al mio posto!
- Silvio: Hai finito?
- Carlo: Niente affatto. Ora stammi a sentire! Ci sono cose che possono volgere il Doge alla nostra causa, ne sono certo. Solo... mi serve... un po' più di tempo.
- Silvio: Il tempo non è una risorsa che abbonda.
Continuiamo. - Carlo: Manca ancora molto?
- Silvio: Non fare la piaga!
Carlo e Silvio raggiungono la Piazza San Marco, dove vengono accolti da Marco Barbarigo e dalla sua guardia personale, Dante Moro.
- Marco: (A Silvio) Buongiorno, cugino.
(A Carlo) Signor Carlo. - Silvio: Pensavo che Emilio fosse con te.
- Marco: Emilio è morto.
- Silvio: Cosa?! Come?!
- Carlo: L'Assassino! Lo stesso che ha dato la caccia ai Pazzi! È qui, a Venezia.
- Marco: È così. Silvio, non lo sapevi? Potrebbe essere ovunque. Potrebbe essere perfino qui e non ce ne accorgeremmo. Ha colpito Emilio nel suo stesso Palazzo!
- Silvio: E i nostri piani?
- Marco: Non c'è più tempo per le finezze, fratelli. Dobbiamo agire subito.
- Carlo: Ma, Marco, sono a tanto così! Solo qualche giorno. Se solo riesco a-
- Marco: (Interrompe Carlo) No. Va fatto questa settimana.
- Dante: Sarà meglio spostarsi.
Seguendo il consiglio della guardia del corpo, i quattro ricominciano a passeggiare ed Ezio riprende il suo pedinamento.
- Silvio: E che ne dice lo Spagnolo di questo cambio di piani?
- Marco: Presto potrai chiederglielo di persona.
- Carlo: Egli è qui?! Da Roma?!
- Marco: Così ho sentito.
- Silvio: Bene! Forse prenderà una decisione.
- Marco: Su cosa, cugino?
- Silvio: Su chi di noi due indosserà il corno ducale.
- Marco: Non pensavo che questo fosse in discussione. La scelta pare ovvia a chiunque.
- Silvio: Non pensarci nemmeno. Dovrebbe essere colui che ha organizzato l'intera operazione; quello che ha avuto l'idea di come salvare questa città.
- Marco: Riconosco il valore dell'intelligenza tattica, buon Silvio. Ma per governare serve saggezza. Su questo dovrai convenire.
- Carlo: Calma, calma, amici, vi prego. Non ce n'è bisogno. La decisione non spetta a nessuno di voi. Per quanto sappiamo, egli potrebbe anche non scegliere un Barbarigo.
Marco e Silvio esplodono in una risata.
- Carlo: E perché non me? Sono quello che s'è dato più da fare!
- Marco: Basta! Aspettiamo il suo arrivo.
- Carlo: Sei certo che verrà?
- Marco: Si.
- Dante: Signori, dovremmo sveltire il passo. Sento che qualcuno ci osserva.
- Marco: Grazie, Dante. Fai strada. Noi ti seguiremo.
- Silvio: Questa guardia sa il fatto suo, cugino. Quanto la paghi?
- Marco: Forse non quanto merita. Mi ha salvato la vita in un paio di occasioni, anche se non è un gran conversatore.
I quattro si fermano e Rodrigo Borgia raggiunge il gruppo.
- Rodrigo: Basta con queste vuote chiacchiere! La scelta del Doge non è cosa che vi competa, e non vi è mai stato concesso di discuterne.
- Marco: Perdonateci, Maestro. Vogliamo solo servire.
- Rodrigo: Il piano è questo. Il Doge Mocenigo morrà stanotte. E quando questo avverrà, Marco prenderà il suo posto.
- Marco: (Facendo un inchino a Rodrigo) Vi ringrazio umilmente, Maestro.
Silvio Barbarigo accenna un segno di protesta, subito strozzato da uno sguardo di Rodrigo Borgia.
- Rodrigo: Bene.
(A Carlo) Messer Grimaldi, siete quello più vicino a Mocenigo, il vostro compito è vitale. Serviteci bene, e non verrete dimenticato.
Carlo annuisce con un segno del capo.
- Rodrigo: Venite.
Il gruppo riprende a camminare.
- Rodrigo: Non voglio spargimenti di sangue, intesi? Deve sembrare una dipartita naturale.
- Carlo: Certo, Maestro.
- Rodrigo: Quando siete più vicino a lui?
- Carlo: Ho libero accesso al Palazzo. Forse non gli importa di quanto ho da dire, ma mi considera uno dei più fidati.
- Rodrigo: Bravo. Allora voglio che penetriate nelle cucine e gli avveleniate il cibo.
- Carlo: Sarà fatto.
- Rodrigo: Marco, potete procurarci un tossico adatto alla bisogna?
- Marco: Mi rimetto a mio cugino. Questa è più materia di sua competenza.
- Rodrigo: Ah, Silvio...
- Silvio: Al vostro servizio, Maestro.
- Rodrigo: Che potete trovare per l'occorrenza?
- Silvio: Conferirò con i miei contatti sulla strada, ma dovrei riuscire a procurarmi della cantarella.
- Rodrigo: Si, e che cos'è?
- Silvio: Una variante dell'arsenico molto efficace e difficile da rintracciare.
- Rodrigo: Ah, bene, bene. Allora è deciso.
I Templari raggiungono e si fermano sul Ponte di Rialto.
- Marco: Perdonate, Maestro, ma non state forse rischiando troppo? Farvi coinvolgere così da vicino nelle minuzie dei nostri piani.
- Rodrigo: Ritengo necessario un mio coinvolgimento più diretto. I Pazzi ci hanno deluso a Firenze. Spero non facciate lo stesso.
- Silvio: Non avete da temere. I Pazzi erano solo un branco di-
- Rodrigo: (Interrompendo Silvio) I Pazzi erano una famiglia potente e venerabile, ridotta in cenere da un giovane Assassino. Non sottovalutate questo nemico importuno che ora si aggira per la città, o i Barbarigo faranno la stessa fine. Esigo che si agisca senza indugio.
Rodrigo si guarda intorno con circospezione, poi torna a parlare ai suoi adepti.
- Rodrigo: Bene, devo rientrare a Roma. Il tempo stringe. Non deludeteci.
I quattro salutano Rodrigo con un inchino. Dopodiché ognuno va per la propria strada, ponendo fine all'incontro.
- Ezio: Che idiota sono! Avrei dovuto tenerli d'occhio! Bisogna che vada a trovare Antonio se voglio rimediare al guaio che ho combinato.
Ezio si dirige al Palazzo della Seta per parlare con Antonio de' Magianis.
Risultato[]
Ezio scopre il piano per l'assassinio del Doge Giovanni Mocenigo e lo riferisce successivamente ad Antonio de Magianis, il capo della Gilda dei ladri di Venezia.
Curiosità[]
- Un bug visivo si verifica se Ezio sta in cima ad una cassa sul ponte durante la scena finale, in cui Rodrigo lo guarda direttamente, ma non lo nota.
- Allo stesso modo, quando Marco afferma che Ezio poteva essere lì a spiarli senza che lo sapessero, è possibile spostare Ezio nel suo campo visivo, senza che lui lo veda.