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"Rodrigo si circonda di serpi e sicari. Persino sua figlia Lucrezia è diventata una delle sue armi più letali."
―Niccolò Machiavelli[src]

Lucrezia Borgia (Subiaco, 18 aprile 1480 – Ferrara, 24 giugno 1519) è stata una nobildonna italiana, figlia illegittima di Rodrigo Borgia e sorella, tra gli altri, di Cesare Borgia. Membro dell'Ordine dei Templari, dopo la caduta della famiglia, divenne duchessa di Ferrara come moglie del duca Alfonso I d'Este.

Unica figlia femmina di Rodrigo Borgia avuta dall'amante Vannozza Cattanei, Lucrezia fu soggetta alla politica matrimoniale collegata alle ambizioni politiche del padre, che la promise in sposa due volte prima del raggiungimento degli undici anni. Inoltre, si dice che fu vittima di continue violenze sessuali perpetrate dallo stesso padre e dal fratello Cesare.

Nel 1498, si innamorò di Perotto Calderon, un membro dell'Ordine degli Assassini, da cui ebbe un figlio, Giovanni Borgia. Tuttavia, data l'illegittimità del rapporto con Perotto, il bambino venne successivamente adottato e cresciuto da Cesare, considerando quindi Lucrezia solo come una zia.

Successivamente, partecipò attivamente alle operazioni Templari, accompagnando il fratello durante l'assedio di Monteriggioni e occupandosi personalmente dell'incarcerazione della prigioniera Caterina Sforza nelle prigioni di Castel Sant'Angelo.

Nel 1503, dopo la morte del padre e la conseguente caduta della sua famiglia, Lucrezia andò a vivere con il terzo marito, il duca Alfonso I d'Este, a Ferrara, dove morì nel 1519 a causa delle complicazioni di un parto.

Biografia

Giovinezza

Lucrezia nacque il 18 aprile 1480 a Subiaco, un piccolo paese nei pressi di Roma, dal cardinale Rodrigo Borgia, Gran Maestro dell'Ordine dei Templari, e la sua amante più assidua, Giovanna de Candia, contessa dei Cattanei.[1]

Unica figlia femmina di Rodrigo Borgia avuta da Vannozza Cattanei, Lucrezia fu fin dalla più giovane età soggetta alla politica matrimoniale collegata alle ambizioni politiche del padre. All'età di undici anni, la giovane fu infatti già promessa in sposa due volte a due nobili spagnoli. Tuttavia, nel 1492, dopo l'elezione al soglio pontificio con il nome di Alessandro VI, il padre pensò di mirare più in alto di semplici nobili spagnoli e cercò di accasare la figlia in Italia, con la speranza di stringere alleanze politiche con le famiglie signorili della penisola.[1]

Nel 1493, Lucrezia fu quindi costretta dal padre a sposare Giovanni Sforza, con l'intenzione di stringere un'alleanza politica con la potente famiglia Sforza, signori di Milano. In questo modo, Rodrigo Borgia assicurò una difesa allo Stato della Chiesa contro l'imminente invasione francese in Italia.[1]

Tuttavia, il giorno di Pasqua del 1497, Giovanni Sforza fuggì da Roma per il timore di essere fatto assassinare da Rodrigo Borgia. Una volta che la famiglia Sforza perse utilità per il Papa, Rodrigo Borgia non riteneva probabilmente più utile il matrimonio della figlia con Giovanni. Avanzando come scuse l'impegno matrimoniale precedente di Lucrezia con lo spagnolo Gaspare d'Aversa e l'impotenza di Giovanni, Rodrigo chiese l'annullamento del matrimonio.[1]

Nel dicembre dello stesso anno, il matrimonio fu ufficialmente annullato e dichiarato come non consumato visto che Giovanni Sforza fu obbligato dai familiari a firmare sia i documenti per l'annullamento che quelli in cui dichiarava di essere impotente. Tuttavia, deluso dal comportamento del Papa, accusò Lucrezia di avere avuto rapporti incestuosi sia con il padre che con il fratello Cesare.[1]

Relazione con Perotto

Nel tentativo di sfuggire al clamore suscitato dalla sua vicenda matrimoniale con Giovanni Sforza, Lucrezia si rifugiò nel convento di San Sisto. Lì, nel 1498, Lucrezia conobbe uno dei messaggeri del padre, Pedro Calderon, chiamato familiarmente Perotto, di cui si innamorò. Tuttavia, all'insaputa della giovane donna e della sua famiglia, Perotto era un membro dell'Ordine degli Assassini inviato a Roma per spiare le attività dei Borgia.[2]

PL - The Lady's Favour

Lucrezia insieme a Perotto.

Lucrezia e Perotto fecero quanto era nelle loro possibilità per cercare di nascondere la loro relazione agli occhi del mondo, che doveva continuare a vederli come una nobildonna ed un semplice messaggero. Lucrezia ricorse addirittura alla violenza pur di mantenere il loro segreto al sicuro. Con il tempo, la loro relazione si fece sempre più intima, fino a che Lucrezia non rimase incinta di Perotto.[2]

Nove mesi dopo, nacque il loro bambino; tuttavia, con grande disperazione di Lucrezia, il bambino era deforme ed aveva una aspettativa di vita di pochi giorni. Inoltre, la nascita del bambino svelò la relazione tra Lucrezia e Perotto, che fu arrestato ed imprigionato.[2]

Determinato a salvare la vita al figlio appena nato, Perotto riuscì però a fuggire di prigione e a fuggire da Roma con il figlio. Insieme al neonato, raggiunse Agnadello, dove sapeva che i suoi confratelli custodivano la Sindone, un manufatto dai poteri misteriosi che sperava potesse curare il figlio. Grazie ai poteri taumaturgici dell'artefatto, il piccolo guarì; tuttavia, Lucrezia non vide più Perotto, che venne ucciso dai suoi stessi confratelli per tradimento.[2]

Il bambino, che assunse il nome di Giovanni Borgia, fece ritorno a Roma e venne adottato dal fratello di Lucrezia, Cesare Borgia, che lo crebbe come un figlio. Sebbene ebbe la possibilità di vedere il figlio crescere, Lucrezia venne sempre considerata solamente una zia da parte di Giovanni. In una delle occasioni in cui poteva passare il tempo insieme alla madre, Giovanni chiese a Lucrezia se sapesse chi fosse sua madre e dove si trovasse. Impossibilitata a dire la verità al piccolo, Lucrezia gli rispose che, anche se non sapeva chi fosse sua madre, era sicura che lo amava. Dopodiché, avvertì il figlio di non fidarsi mai di alcun membro della sua famiglia.[3]

Duchessa di Bisceglie

Il 21 luglio 1498, Lucrezia sposò Alfonso d'Aragona, duca di Bisceglie, figlio illegittimo di Alfonso II di Napoli. Le nozze, organizzate dal Papa e dal fratello, avrebbero avvicinato la famiglia Borgia al trono di Napoli, unitamente alle nozze dello stesso Cesare con Carlotta d'Aragona, figlia legittima di Federico I di Napoli.[1]

Tuttavia, il matrimonio di Cesare non avvenne, con grande disappunto del Papa. Così, Cesare si recò in Francia, dove sposò Charlotte d'Albret, sorella di Giovanni III d'Albret, re di Navarra. Sebbene la notizia rallegrò Lucrezia, spaventò Alfonso, che capì che le alleanze dei Borgia erano nuovamente mutate. Per sposarsi, Cesare aveva infatti dovuto appoggiare la riconquista del milanese e del regno di Napoli da parte di Luigi XII di Francia.[1]

Per paura di essere assassinato, Alfonso fuggì da Roma e si rifugiò a Genazzano. Infuriato, Rodrigo Borgia inviò la figlia a Spoleto, mostrando di aver aderito al partito francese; Lucrezia fu così costretta ad abbandonare gli interessi della casata napoletana e tenere Spoleto in modo da bloccare eventuali truppe napoletane mandate in aiuto al ducato di Milano invaso dall'esercito francese guidato da Cesare e Luigi XII.[1]

Circa un mese dopo, tuttavia, Alfonso, rassicurato dal Papa, raggiunse a Spoleto Lucrezia, con cui poi fece ritorno a Roma. La notte del 31 ottobre 1499, Lucrezia diede alla luce l'unico figlio avuto da Alfonso, che venne chiamato Rodrigo d'Aragona.[1]

Nel gennaio 1500, Lucrezia accompagnò il fratello Cesare durante l'assedio del borgo di Monteriggioni, roccaforte degli Assassini in Italia. La spedizione, che si rivelò fortunata per l'Ordine dei Templari, permise a Cesare di assassinare Mario Auditore, leader degli Assassini italiani, di catturare Caterina Sforza, signora di Imola e Forlì e di recuperare la Mela dell'Eden in possesso degli Assassini.[4] Inoltre, il saccheggio del borgo e di Villa Auditore valse alla famiglia Borgia ed a Lucrezia un ricco bottino, comprensivo di alcune tele dipinte da Leonardo da Vinci.[5]

A metà del 1500, Rodrigo Borgia rimase ferito dopo un incidente avvenuto in Vaticano. L'evento spinse Cesare a cercare di mantenere i possedimenti che aveva ottenuto grazie alle vittorie in Romagna in caso di morte improvvisa del padre. L'uomo riuscì ad ottenere l'appoggio della Francia e della Repubblica di Venezia, ma non quello di Napoli e della Spagna, che trovavano nel marito di sua sorella, Alfonso d'Aragona, un possibile avversario a Cesare.[1]

Il 18 agosto, dopo aver ingannato Lucrezia, Micheletto Corella si introdusse nella stanza di Alfonso e lo strangolò sotto ordine di Cesare.[1] Lucrezia, disperata per la morte del marito, a contrario del padre, non accettò le giustificazioni del fratello ed, in gesto di ribellione, iniziò a frequentare un numero elevato di uomini, tra cui un nobile di nome Patrizio ed il noto attore Pietro Rossi.[6]

Incarcerazione di Caterina Sforza

"Salve, cittadini di Roma! Ammirate questo splendido spettacolo! Caterina Sforza, gran puttana di Forlì, finalmente è stata messa in ginocchio!"
―Lucrezia presenta Caterina Sforza ai cittadini di Roma[src]
Infiltrazione 1

Lucrezia mostra Caterina ai cittadini.

Nel 1501, Lucrezia si occupò personalmente dell'incarcerazione di Caterina Sforza. Dopo averla scortata sulla sua carrozza fino a Castel Sant'Angelo, Lucrezia mostrò la prigioniera al popolo di Roma, aggiungendo che avrebbe fatto incarcerare chiunque si sarebbe opposto al volere della sua famiglia. Poi, fece scortare Caterina Sforza nelle prigioni di Castel Sant'Angelo da alcune guardie.[7]

Poco dopo, la donna incontrò Cesare Borgia nel castello. I due, che al tempo erano amanti oltre che fratello e sorella, condivisero un breve momento intimo in cui si baciarono. Poi, Cesare rispose alla sorella, che gli aveva confessato che si sarebbe sentita sola dopo la sua imminente partenza, che non la avrebbe più trascurata quando lui avrebbe dominato sull'Italia e lei sarebbe stata la sua regina.[7]

Poco tempo dopo, Lucrezia fece visita a Caterina Sforza nella sua cella. Lì, in preda ad un attacco di gelosia, Lucrezia chiese alla prigioniera se avesse fatto un buon viaggio fino a Roma insieme a Cesare nella sua carrozza privata. Credendo folle la domanda di Lucrezia ed in segno di disprezzo verso di lei, Caterina le rispose in maniera arrogante e sarcastica. Per punire l'affronto nei suoi confronti, Lucrezia colpì Caterina al fianco con una barra metallica. Dopodiché, lasciò le carceri di Castel Sant'Angelo e si fece consegnare dalle guardie la chiave della cella in cui era tenuta prigioniera Caterina.[7]

Femme Fatale 4

Lucrezia bloccata da Ezio.

Quella stessa sera, l'Assassino Ezio Auditore da Firenze, che aveva assistito alla scena da una delle finestre, raggiunse Lucrezia in uno dei cortili del castello, intenzionato a recuperare la chiave della cella in cui era rinchiusa Caterina Sforza. Sebbene non avesse intenzione di farle del male, Lucrezia decise di non sottostare alle richieste di Ezio e fuggì dopo aver chiamato alcune guardie in suo soccorso.[8]

Nonostante l'inferiorità numerica, Ezio riuscì ad avere la meglio sui soldati e a raggiungere e catturare Lucrezia. Dopo essere riuscito ad avere la meglio sulla combattività della donna, l'Assassino riuscì a condurre Lucrezia davanti alla cella di Caterina Sforza, che recuperò personalmente la chiave nascosta nel corsetto della Borgia. Dopodiché, stanca delle opposizioni di Lucrezia, Caterina scaraventò la donna contro le sbarre della cella, lasciandola svenuta al suo interno.[9]

Terzo matrimonio

Nello stesso anno, iniziarono le trattative per il matrimonio di Lucrezia con Alfonso d'Este, figlio di Ercole, duca di Ferrara. Queste nozze avrebbero permesso a Cesare di rafforzare il suo potere in Romagna e a Lucrezia di entrare a fare parte di una delle casate più antiche d'Italia.[1]

Tuttavia, a causa delle voci infamanti circolanti sul conto di Lucrezia, la famiglia Este oppose delle resistenze al matrimonio. Per superare queste reticenze, Rodrigo Borgia disse a Luigi XII di Francia, protettore di Ferrara, che avrebbe riconosciuti i diritti francesi sul regno di Napoli se avesse convinto gli estensi ad approvare le nozze. Grazie alla mediazione del re di Francia ed al raddoppio della dote di Lucrezia, gli Este approvarono il matrimonio.[1]

Così, il 26 agosto 1501, venne stilato in Vaticano il contratto di nozze, che vennero poi celebrate per procura il 1° settembre a Ferrara. A metà dicembre, giunse a Roma una scorta ferrarese, che avrebbe poi dovuto accompagnare Lucrezia a Ferrara, guidata dal cardinale Ippolito d'Este, fratello di Alfonso, e la sera del 30 dicembre, Lucrezia ricevette la benedizione nuziale. Dopo giorni di festeggiamenti, Lucrezia salutò parenti ed amici e partì per Ferrara. Il 31 gennaio 1502, la scorta si fermò a Bentivoglio, dove Lucrezia incontrò finalmente il marito Alfonso. Dopodiché, il 2 febbraio, Lucrezia fece il suo ingresso a Ferrara.[1]

In primavera, Lucrezia rimase incinta di Alfonso. Tuttavia, la gravidanza si rivelò difficile ed il 5 settembre, dopo aver contratto la febbre, la donna partorì prematuramente una bambina morta. Disperata per la perdita, Lucrezia si rifugiò nel monastero del Corpus Domini, dove riuscì a superare la difficile situazione.[1]

Le imprese militari di Cesare portarono all'apogeo la fama della famiglia Borgia, che iniziò ad incutere anche un certo timore presso le altre famiglie italiane. Di riflesso, anche Lucrezia ricevette più considerazione da parte della famiglia estense: visto che Ercole era vedovo, Lucrezia iniziò ad essere chiamata "duchessa", accompagnando anche il duca durante le celebrazioni pubbliche.[1]

Caduta dei Borgia

"Io so... so dove sta andando quel bastardo. A San Pietro... Al padiglione nel cortile."
―Lucrezia rivela ad Ezio Auditore l'ubicazione della Mela dell'Eden[src]

Il 18 agosto 1503, mentre si trovava a Roma, Lucrezia venne a sapere da alcune guardie che il padre si era impossessato della sua scorta di cantarella che la donna aveva fatto giungere per lei a Castel Sant'Angelo. Dopo aver saputo che l'uomo stava per incontrare Cesare, il cui ritorno non le era stato nemmeno comunicato, capì subito dell'intenzione di Rodrigo di assassinare il fratello.[10]

Così, la donna corse agli appartamenti con l'intenzione di impedire al padre di avvelenare Cesare. Lucrezia raggiunse la sala in cui i due stavano discutendo ed avvertì Cesare delle intenzioni del padre. Tuttavia, Cesare aveva già mangiato un morso di una mela precedentemente avvelenata da Rodrigo. In preda alla furia, Cesare infilò il resto della mela avvelenata nella gola del padre, uccidendo Rodrigo davanti agli occhi impotenti di Lucrezia.[11]

Una Mela Al Giorno..

Lucrezia strangolata da Cesare.

In un vano tentativo di fermare il fratello, Lucrezia gli confessò di conoscere il luogo in cui Rodrigo aveva nascosto la Mela dell'Eden sottratta agli Assassini anni prima. Tuttavia, Cesare, dopo essersi accertato della morte del padre, bloccò la sorella al muro della stanza trattenendola per il collo e la intimò di dirgli dove si trovasse il Frutto dell'Eden, rifiutando ogni suo tentativo di calmarlo. Con le lacrime agli occhi, Lucrezia gli chiese se la avesse mai amata davvero e Cesare, determinato ad ottenere ciò che voleva, le rispose freddamente che per lui era sempre e solo stata una sorella. Alla risposta, Lucrezia sputò in faccia al fratello, che subito la colpì in volto con uno schiaffo. Poi, continuò ad interrogarla fino a che non le rivelò dove si trovasse la Mela dell'Eden.[11]

Ezio Auditore, che aveva assistito alla scena da una finestra, cercò di correre in soccorso di Lucrezia. Tuttavia, quando riuscì ad introdursi all'interno, Cesare aveva già lasciato la sala, in possesso dell'informazione che desiderava. Lucrezia, ancora spaventata dal comportamento del fratello, osservò l'Assassino dare il suo ultimo saluto a Rodrigo Borgia, a cui chiuse definitivamente gli occhi. Dopodiché, nel tentativo di vendicarsi di Cesare, Lucrezia disse anche a lui dove il padre aveva nascosto il Frutto dell'Eden, indirizzandolo verso il cortile antistante la Basilica di San Pietro.[11]

Con la morte di Rodrigo, il declino della famiglia Borgia, provocato da Ezio Auditore e dagli Assassini italiani, subì una brusca accelerata. Dopo il breve pontificato di Pio III, salì al soglio pontificio Giuliano Della Rovere, esponente di un casato da sempre avverso alla famiglia Borgia. Il pontefice, che assunse il nome di Giulio II, tolse a Cesare il governo della Romagna e ne ordinò l'arresto. Lucrezia fornì al fratello appoggio sia politico che militare da Ferrara; tuttavia, dopo l'arresto di Cesare, la donna decise di abbandonare la sua famiglia ormai in rovina e continuare la sua vita nella sua nuova città.[1]

Duchessa di Ferrara

"La mia città natale, la mia famiglia, mi sono state strappate. Credete che Ferrara mi ami? Sono una forestiera, una reietta. Un'orfana."
―Lucrezia ad Ezio Auditore[src]

Dopo la morte di Ercole d'Este, avvenuta per malattia il 25 gennaio 1505, Alfonso fu incoronato duca, rendendo così Lucrezia ufficialmente duchessa. Il 19 settembre 1505, Lucrezia mise alla luce un figlio, che chiamò Alessandro; tuttavia, di gracile costituzione, il bambino morì dopo un mese.[1]

Nel 1506, mentre si trovava nella residenza estense di Belriguardo, Lucrezia ricevette la visita di Ezio Auditore. L'uomo, che era riuscito ad infiltrarsi nella residenza nonostante l'alto numero di soldati posti di guardia dalla stessa Lucrezia, raggiunse la duchessa in una delle sale private del palazzo entrando di nascosto da una finestra. Aspettandosi di vedere giungere l'Assassino un giorno, Lucrezia chiese ad Ezio se si trovasse lì per ucciderla. Tuttavia, l'uomo le disse che si trovava lì poiché sapeva che era in possesso dei quadri dipinti da Leonardo da Vinci, una volta custoditi nella galleria di Villa Auditore e poi trafugati dai Borgia dopo l'assedio di Monteriggioni, di cui aveva bisogno.[12]

Una Donna In Fuga 8

Ezio seduce Lucrezia.

Lucrezia non gli rivelò dove si trovassero i quadri e, credendo che l'Assassino potesse comprendere il dolore per la perdita della sua famiglia, gli propose di consolarsi vicendevolmente. Accettando la proposta della duchessa di Ferrara, Ezio iniziò a sedurre la donna, che gli rivelò ciò che aveva fatto con i dipinti di Leonardo da Vinci; poi, convinta da Ezio a liberarsi dell'unico rimasto in suo possesso, ordinò ad alcune guardie di caricare l'Annunciazione su un carro.[12]

Dopodiché, Ezio iniziò a legare la donna ad una delle tende presenti nella sala mentre la distraeva baciandola sul collo. Completato il lavoro, l'Assassino le disse che avrebbe dovuto trovare altri modi per lenire le sue colpe, lasciando la sala. Comprendendo di essere stata ingannata e legata, Lucrezia chiamò in suo soccorso alcune guardie, che si lanciarono all'inseguimento dell'Assassino; tuttavia, Ezio riuscì a lasciare Belriguardo con il dipinto.[12]

Verso la fine dell'anno, Lucrezia ricevette la notizia della fuga del fratello dalla prigione di Medina del Campo e del fatto che si era rifugiato in Navarra presso i cognati Albret. La duchessa cercò di aiutarlo tentando di ritrovare per lui l'appoggio del re di Francia, che tuttavia si rifiutò di aiutarlo dopo la sua caduta in disgrazia. Felice per il fratello, si dice che Lucrezia si divertì molto durante il carnevale del 1507, anche grazie alla presenza di Francesco II Gonzaga, con la quale intratteneva una relazione platonica. Secondo le cronache, Lucrezia danzò con tale impeto da avere un aborto.[1]

In primavera, Alfonso partì per Genova, lasciando a Lucrezia il governo del ducato. Durante questo periodo, il 20 aprile, giunse a Ferrara lo scudiero di Cesare Borgia, portante la notizia della morte dell'uomo, avvenuta durante il tentativo di assediare la città di Viana per conto del cognato.[1]

Nell'estate del 1507, al ritorno dell marito, Lucrezia rimase nuovamente incinta. Nonostante la duchessa si dedicò molto alla gravidanza, Alfonso partì per Venezia al momento del parto per non assistere alla morte di un altro erede. Tuttavia, Lucrezia diede alla luce un bambino sano e robusto, che prese il nome di Ercole II.[1]

Nel frattempo, Giulio II dichiarò guerra a Venezia, ponendo a capo del suo esercito il duca Alfonso. In assenza del marito, Lucrezia si occupò nuovamente del governo del ducato. In periodo di guerra, il 25 agosto 1509, la duchessa partorì un altro figlio, che venne chiamato Ippolito II.[1]

Conclusasi la campagna contro Venezia, il Papa ribaltò le alleanze dichiarando guerra alla Francia. Alfonso, che non aveva intenzione di tradire Luigi XII, venne scomunicato da Giulio II. Dopo anni di guerra e la ritirata della Francia, rimasto ormai solo contro lo Stato Pontificio, nel 1512, Alfonso si recò a Roma per chiedere pietà a Giulio II. Il papa lo accolse e tolse la scomunica a lui, alla sua famiglia e tutto il ducato di Ferrara.[1]

In ansia per la sorte del marito, Lucrezia ricevette la notizia della morte di Rodrigo d'Aragona, l'unico figlio avuto dal secondo marito. Alla morte di Giulio II, avvenuta il 21 febbraio 1513, Ferrara poté finalmente entrare in un periodo di pace.[1]

Ultimi anni

"Sono di Dio per sempre."
―Ultime parole di Lucrezia[src]

Al termine dei quattro anni di guerra, Lucrezia era una donna profondamente cambiata. Sempre più incline ala devozione religiosa, aveva infatti iniziato a portare il cilicio, smesso di portare abiti scollati, frequentava le chiese e ascoltava letture religiose durante i pasti. Inoltre, si aggregò al terz'ordine francescano.[1]

La devozione non le impedì però di rallentare il ritmo delle gravidanze; infatti, nel 1515 diede alla luce una bambina, Eleonora, e nel 1516 un altro bambino, Francesco. Poi, la duchessa fu colpita da alcuni lutti: nel 1516 morì il fratello Goffredo Borgia, nel 1518 la madre e nel 1519 Francesco Gonzaga. In particolare, la primavera del 1519 si rivelò essere molto difficile: nuovamente incinta ed affaticata, Lucrezia passò il suo tempo a letto.[1]

Il 14 giugno, partorì una bambina, Isabella Maria. Tuttavia, a causa delle complicazioni della gravidanza, la duchessa si ammalò di febbri puerperali e morì il 24 giugno. Lasciando la famiglia in profondo lutto, Lucrezia Borgia venne sepolta nel monastero del Corpus Domini di Ferrara.[1]

Caratteristiche e personalità

"Chiudi la bocca! Nessuno può ingiuriare i Borgia! Lo stesso accadrà a chi intende opporsi a noi!"
―Lucrezia a Caterina davanti a cittadini di Roma[src]

Come tutta la famiglia Borgia, Lucrezia è stata oggetto di pettegolezzi ed accuse, sia durante la sua vita che nel corso dei secoli successivi; per una certa storiografia, soprattutto ottocentesca, i Borgia hanno infatti incarnato il simbolo della corruzione politica e sessuale rinascimentale. La stessa Lucrezia, anche a causa dell'accusa di incesto mossa contro di lei da Giovanni Sforza e dell'omonima tragedia scritta da Victor Hugo, è stata associata all'immagine della femme fatale partecipe dei crimini della sua famiglia.[1]

Infiltrazione 5

Un bacio tra Lucrezia ed il fratello.

Passata alla storia come una donna crudele e senza scrupoli, Lucrezia non aveva timore di ricorrere alla violenza o a sotterfugi per ottenere ciò che desiderava. Inoltre, donna sfacciata e ribelle, era solita intrattenere relazioni extraconiugali, come quelle con Perotto Calderon, Patrizio e Pietro Rossi. Nonostante l'atteggiamento molto liberale, era gelosa del fratello, con la quale pare intrattenesse una relazione incestuosa, al punto tale da odiarlo quando si intratteneva con altre donne, contro la quale poteva anche arrivare a ricorrere alla violenza.[6]

Tuttavia, la crudeltà di facciata serviva a nascondere una profonda vulnerabilità, come il suo amante Perotto Calderon ebbe modo di scoprire.[2] Inoltre, provò sempre un sincero affetto verso i suoi figli, anche verso quelli lontani, come Rodrigo d'Aragona, o quelli illegittimi, come Giovanni Borgia. Provò infatti sempre un profondo dolore nel vedere crescere Giovanni senza potergli rivelare di essere la madre.[1][3]

Dopo aver lasciato definitivamente Roma, Lucrezia cambiò drasticamente stile di vita: iniziò a frequentare le chiese, ad indossare il cilicio, si legò a diversi ordini monastici e fondò il Monte di Pietà di Ferrara.[1] Lo stesso Ezio Auditore disse alla sorella che Lucrezia non rappresentava più un pericolo per l'Ordine degli Assassini da quando aveva lasciato Roma; non ebbe infatti alcun timore di scegliere Ludovico Ariosto, che era un membro della corte estense, come suo successore nel ruolo di Mentore nel 1512.[13]

Curiosità

Galleria

Note

  1. 1,00 1,01 1,02 1,03 1,04 1,05 1,06 1,07 1,08 1,09 1,10 1,11 1,12 1,13 1,14 1,15 1,16 1,17 1,18 1,19 1,20 1,21 1,22 1,23 1,24 1,25 1,26 1,27 1,28 1,29 Lucrezia Borgia su Wikipedia
  2. 2,0 2,1 2,2 2,3 2,4 Assassin's Creed: Project Legacy - Guerre d'Italia: Capitolo 4 - Perotto Calderon
  3. 3,0 3,1 Assassin's Creed: Project Legacy - Roma: Capitolo 2 - Giovanni Borgia
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