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"Preferite le trame politiche ai campi di battaglia."
―Re Riccardo a Guglielmo[src]

Guglielmo V del Monferrato (1115 - 1191) è stato un menbro dell'Ordine dei Templari e la quinta vittima che Al Mualim aveva fatto uccidere da Altaïr Ibn-La'Ahad per recuperare il suo prestigio. Era risiedente nel distretto ricco di Acri.

Biografia[]

Reggente di Acri[]

Pur non essendo un grand'uomo, Guglielmo del Monferrato era fissato nella convinzione che la forza crea il diritto, e ha trascorso innumerevoli ore addestrando e di rimproverando i suoi uomini, per prepararli alla "prossima guerra". Stranamente, pochi dei suoi soldati avevano aderito alla marcia di Riccardo Cuor di Leone ad Arsuf, portando la gente a chiedersi di quale "guerra" parlava. Guglielmo chiedeva costantemente il meglio dai sui uomini, sottolineando i loro difetti senza mai lodarli. Quando Altair penetra nella cittadella, Guglielmo è intento a redarguire i soldati, facendone giustiziare due per essersi intrattenuti con delle prostitute. Prima del suo assassinio, si aspettava la visita di Riccardo Cuor di Leone stesso, e anche se il re lo aveva posto a capo di San Giovanni d'Acri a suo nome, Guglielmo era in attesa di incontrarlo.

Morte[]

Guglielmo del Monferrato fu assassinato all'interno della Cittadella del Re, poco dopo la visita di Re Riccardo, che diede involontariamente l'opportunità ad Altaïr di avvicinarsi abbastanza per ucciderlo. Con Guglielmo infuriato e distratto dalla sgradita visita di Re Riccardo, l'Assassino riuscì a penetrare furtivamente nella cittadella, mettendo fine alla sua vita. Durante la conversazione tra Altair e Guglielmo, quest'ultimo afferma che non voleva prendere la città per suo figlio, Corrado, ma per il popolo.

Aveva confiscato il cibo per razionarlo in tempo di ristrettezze, aveva insegnato ai suoi soldati la disciplina e l'onore. Infine, come dice lui stesso: "nel mio distretto non ci sono crimini, solo quelli commessi da te e la tua gente". Crede, infatti, fino alla fine nell'operato dei Templari, nel costruire un nuovo mondo.

Ultime parole[]

  • Altaïr: Riposate ora. Le vostre macchinazioni sono finite.
  • Guglielmo: Che ne sai del mio lavoro?
  • Altaïr: So che intendevate far uccidere Riccardo, e consegnare Acri a vostro figlio, Corrado.
  • Guglielmo: (Risata) Corrado? Mio figlio è un asino, è incapace di guidare un esercito, figuriamoci un regno. E Riccardo, ciò che non, non è meglio… accecato com'è dalla fede nel Trascendente. Acri non appartiene a nessuno di loro.
  • Altaïr: E a chi dunque?
  • Guglielmo: La città appartiene alla sua gente.
  • Altaïr: Come potete parlare per gli abitanti? Avete rubato loro il cibo, li avete puniti senza pietà, obbligandoli a servirvi.
  • Guglielmo: Tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto per prepararli al Nuovo Mondo. Ho rubato loro il cibo? No, l'ho messo da parte in modo da poterlo razionare in tempi di ristrettezza (tossisce). Guardati attorno, il mio distretto è privo di crimini, tranne quelli commessi da te e dai tuoi simili! Quanto alle reclute non venivano addestrate a combattere, veniva loro insegnato il valore dell'ordine e della disciplina, non mi paiono degli atti malvagi.
  • Altaïr: Per quanto reputiate nobili le vostre intenzioni, quegli atti sono crudeli e non possono continuare.
  • Guglielmo: (Risata) Vedremo quanto saranno dolci i frutti del tuo lavoro. Tu non liberi le città come credi, le mandi in rovina e infine potrai biasimare solo te stesso. Tu che parli di buone intenzioni.

Curiosità[]

  • Durante le sue ultime parole, Guglielmo afferma che suo figlio Corrado è un asino che non saprebbe comandare e dirigere politicamente e militarmente. Parole insensate, in quanto Corrado fu in seguito incoronato re di Gerusalemme e marchese del Monferrato, segnando uno degli apici della sua famiglia.

Galleria[]

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