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"Sono Giovanni Auditore, e chiamo a testimoni i miei antenati. Io sono un Assassino."
―Giovanni Auditore[src]

Giovanni Auditore da Firenze (Monteriggioni, 3 maggio 1436 - Firenze, 29 dicembre 1476) è stato un nobiluomo e ricco banchiere fiorentino nonché un membro dell'Ordine degli Assassini. È stato uno dei capostipite della famiglia Auditore di Firenze, in quanto fratello di Mario Auditore e padre di Federico, Ezio, Claudia e Petruccio Auditore, avuti dalla moglie Maria Mozzi. È inoltre un antenato sia di Clay Kaczmarek che di WilliamDesmond Miles.

Giovanni venne addestrato per diventare un Assassino fin dalla più tenera età, venendo così a conoscenza fin da giovane dei piani dell'Ordine dei Templari, che combatté per quasi tutta la sua vita. Sebbene fosse uno degli uomini più ricchi ed influenti di Firenze, l'affiliazione di Giovanni all'Ordine degli Assassini era nota solo a pochissime persone, tra cui la moglie e l'amico Lorenzo de' Medici. Nonostante non abbia mai rivelato ai suoi figli di essere un Assassino, prima della sua morte Giovanni aveva già iniziato ad addestrare segretamente il suo figlio maggiore come tale.

Morì insieme ai figli Federico e Petruccio nel 1476, dopo essere stato arrestato e condannato a morte con false accuse mosse dal Gonfaloniere di Giustizia di Firenze ed alleato dei Templari Uberto Alberti.

Biografia[]

Giovinezza[]

Giovanni Auditore nacque nel borgo toscano di Monteriggioni nel 1436, due anni dopo il fratello Mario. Fin dalla più giovane età, i due vennero addestrati per diventare degli Assassini e, a differenza del fratello, Giovanni fu anche istruito per diventare un banchiere.[1] In un certo momento della sua gioventù passata a Monteriggioni, Giovanni visitò la cripta di famiglia, nascosta nel sottosuolo di Villa Auditore.[2]

In un momento precedente al 1450, lasciò Monteriggioni e andò a vivere a Firenze. Alla ricerca di una vita diversa da quella del fratello votata all'avventura, Giovanni trovò a Firenze una sistemazione ed un tranquillo lavoro come impiegato bancario.[1]

Vita a Firenze[]

"Tu sei un Auditore. Sei un combattente. Perciò, combatti!"
―Giovanni parla al neonato figlio Ezio[src]

Intorno al 1450, Giovanni salvò un giovane ragazzo prima che annegasse nel fiume Arno. Il giovane si rivelò successivamente essere Lorenzo de' Medici, nipote di Cosimo, signore di fatto di Firenze. Grazie al suo gesto, Giovanni ottenne il rispetto e la gratitudine dei Medici, che divennero degli stretti alleati degli Auditore.[3]

Giovanni Ezio v

Giovanni tiene Ezio tra le mani.

Nel 1452, Giovanni conobbe e sposò Maria Mozzi, a cui rivelò la sua natura di Assassino. Quattro anni dopo il matrimonio, Giovanni e Maria ebbero il loro primo figlio, Federico, seguito da Ezio nel 1459, Claudia nel 1461 e infine nel 1463 da Petruccio, che tuttavia nacque cagionevole di salute.[1]

Nel 1454, Giovanni venne contattato dal fratello Mario, che era riuscito a trovare un Frutto dell'Eden nei sotterranei di Monteriggioni, la Sindone. Dopo averla ricevuta in custodia dal fratello, Giovanni e la Confraternita la nascosero in un luogo sicuro.[2]

Negli stessi anni, Giovanni difese in tribunale una giovane cortigiana colpevole di aver ucciso una guardia della città di Firenze, dopo esserne stata aggredita. La ragazza, di nome Paola, grazie all'aiuto di Giovanni venne scagionata. Riconoscendone le grandi abilità, Giovanni decise di reclutare la ragazza nell'Ordine degli Assassini.[1][2]

L'amicizia di Giovanni con Lorenzo gli permise di aprire e dirigere la Auditore International Bank, banca al servizio sia delle signorie italiane che dei grandi regni germanici del Sacro Romano Impero.[4] In breve tempo, Giovanni iniziò ad occuparsi anche della politica della città, svolgendo alcuni incarichi come Gonfaloniere. In seguito, l'amicizia con Lorenzo divenne talmente salda che Giovanni decise di rivelargli anche la sua natura da Assassino. Dopo queste rivelazioni, i Medici cominciarono a considerare Giovanni come una delle loro più importanti risorse.[1]

Cospirazione dei Templari[]

"Borgia, anch'io conosco il vostro nome. E so anche come andrà a finire. Con le vostre fantasie infrante e la lama di un Assassino nella gola."
―Giovanni a Rodrigo durante il loro scontro a Roma[src]

Nel 1476, Giovanni scoprì l'esistenza di un piano dei Templari che avrebbe sconvolto la debole pace tra le signorie italiane. Così, una notte decise di affrontare apertamente il Gran Maestro dell'Ordine dei Templari Rodrigo Borgia, di stanza a Firenze con alcuni suoi soldati; uccidendolo, Giovanni avrebbe messo fine ai piani dei Templari. Quando Giovanni riuscì a localizzare Rodrigo, ingaggiò con lui e le sue guardie uno scontro, durante il quale riuscì tuttavia solamente a sfiorare la gola del suo bersaglio. Spaventato, Rodrigo fuggì dallo scontro e Giovanni riuscì solamente a catturare l'ultimo soldato rimasto in vita, che portò al cospetto di Lorenzo de' Medici, ormai divenuto signore di Firenze.[5]

Giovanni a Venezia

Giovanni a Venezia.

Interrogato dal Gonfaloniere di Giustizia Uberto Alberti, il soldato ammise l'esistenza di un complotto per assassinare il duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza, durante la messa del giorno di Santo Stefano. Nonostante l'informazione, Giovanni raggiunse il duomo di Milano in tempo solamente per assistere alla morte del duca per mano dei Templari Carlo Visconti, Gerolamo Olgiati e Giovanni Lampugnani. In seguito, Giovanni tentò di catturare ed interrogare Lampugnani, che però morì per mano di una guardia del duca prima di riuscirvi. Riuscì tuttavia a recuperare dagli abiti del Templare deceduto una moneta recante il leone di San Marco. Così, Giovanni decise di recarsi a Venezia per cercare di scoprire quali fossero le intenzioni dei Templari.[5]

Raggiunta Venezia, Giovanni si infiltrò a Palazzo Ducale, dove vide Marco Barbarigo e suo cugino Silvio consegnare ad un emissario Templare un proclama codificato indirizzato a Roma. L'Assassino seguì il corriere tra le strade di Venezia e, una volta raggiunto un luogo appartato, lo attaccò e sconfisse in combattimento. Giovanni provò inizialmente ad estorcere alcune informazioni all'uomo, che tuttavia non volle rivelare nulla riguardo al messaggio. Ucciso il messaggero Templare, Giovanni tornò a Firenze dove consegnò il messaggio criptato al gonfaloniere Alberti.[5]

Giovanni inizia il viaggio a Roma

Giovanni ottiene il consenso di Lorenzo di recarsi a Roma.

Grazie all'aiuto del frate Antonio Maffei, Uberto riuscì a decodificare la lettera. Tuttavia, quando lo inviò a chiamare Giovanni, gli ordinò di tacere riguardo ai segreti contenuti nella lettera e successivamente incaricò frate Raimondi di farne una copia per far credere al destinatario che il sigillo dei Barbarigo non fosse mai stato rotto. Raggiunti Giovanni e Lorenzo de' Medici a Palazzo Medici, Uberto disse che la decriptazione della lettere dei Barbarigo era fallita e che l'unico modo per scoprire chi si celava dietro all'assassinio di Sforza era consegnarla. Con l'approvazione del Magnifico, Giovanni decise quindi di raggiungere Roma.[5]

A Roma, Giovanni consegnò il messaggio, di cui seguì successivamente il passaggio di mano fino al destinatario finale, Rodrigo Borgia. Il Gran Maestro quindi si recò in Vaticano e consegnò la lettera a Sisto IV, che successivamente convinse a concedergli il supporto spirituale e militare per la congiura contro la famiglia Medici. Soddisfatto dei risultati ottenuti, Rodrigo lasciò il Papa, seguito da Giovanni. Tuttavia durante il tragitto, Giovanni venne scoperto dal Templare, che lo attirò in una trappola all'interno di una chiesa. Lì, Rodrigo propose a Giovanni di diventare un Templare. Rimanendo fedele al suo Credo, tuttavia l'Assassino rifiutò la proposta del Gran Maestro Rodrigo Borgia, che subito dopo ordinò ai suoi uomini nascosti di attaccare Giovanni. Nonostante l'inferiorità numerica, l'Assassino uccise tutti gli assalitori, perdendo tuttavia la sua lama celata e riportando una grave ferita al petto.[5]

Giovanni Federico e Maria

Giovanni lascia a Federico il compito di proteggere la famiglia.

Ritornato a Firenze, Giovanni venne medicato dalla moglie, a cui rivelò i suoi timori riguardanti l'operato dei Templari. Tuttavia, allarmata da un insolito rumore metallico, Maria interruppe il discorso del marito. Improvvisamente, Federico entrò nella stanza, avvertendo i genitori che Antonio Maffei era alla ricerca di Giovanni accompagnato da alcuni uomini armati. Incaricato Federico di proteggere la famiglia in sua assenza, Giovanni lasciò furtivamente l'abitazione tramite il passaggio segreto nascosto dietro al camino.[5]

Arresto ed esecuzione[]

"Sei tu il traditore Uberto, sei uno di loro! Oggi potrai anche toglierci la vita, ma avremo la tua in cambio!"
―Giovanni a Uberto durante l'esecuzione[src]

Nel dicembre 1476, Giovanni scoprì che la famiglia Pazzi era coinvolta nella cospirazione orchestrata da Rodrigo Borgia. Così, fece arrestare colui che credeva colpevole, Francesco, con l'accusa di omicidio.[6] A causa di ciò, il figlio di Francesco, Vieri, sviluppò un'intensa rivalità con Ezio, il secondogenito di Giovanni.[1]

Poco tempo dopo, il 28 dicembre, Giovanni venne a sapere che il figlio Ezio era stato coinvolto in una rissa con Vieri presso Ponte Vecchio. Appena incontrato il figlio, Giovanni lo rimproverò per l'imprudenza e l'immaturità dimostrata, ammettendo tuttavia che lui stesso era solito commettere gli stessi quando aveva la stessa età.[7]

Fattorino 4

Giovanni presenta Ezio a Uberto.

Perdonato il figlio, Giovanni gli affidò il compito di recapitare per lui una lettera a Lorenzo de' Medici. Dopodiché, convocò il gonfaloniere Alberti, a cui parlò dei suoi timori riguardanti la possibilità che Francesco potesse lasciare la prigione e muovere vendetta contro la sua famiglia.[7] Tornato a casa, Ezio informò il padre che Lorenzo si trovava alla sua residenza di Careggi per discutere di alcune questioni politiche, e che quindi non avrebbe potuto leggere subito il messaggio. Approfittando dell'occasione, Giovanni presentò Uberto ad Ezio.[7] In seguito, gli affidò il compito di consegnare altre due lettere, una ad un mercenario e l'altra ad un ladro, e di ritirarne un'altra presso una colombaia.[8]

Durante l'assenza di Ezio, le guardie della città arrestarono Giovanni, Federico e Petruccio per un presunto tradimento e vennero imprigionati a Palazzo della Signoria. Quella notte, Ezio scalò il palazzo per parlare con lui attraverso la grata della cella in cui erano tenuti prigionieri i suoi familiari. In quell'occasione, Giovanni rivelò al figlio della presenza nel suo studio di un passaggio segreto; suggerendo al figlio di utilizzare il suo fiuto per scoprirne l'entrata, gli disse di recuperare il contenuto dello scrigno che avrebbe trovato nella stanza segreta e di consegnare i documenti contenenti le prove dell'innocenza degli Auditore ad Uberto Alberti.[9]

L'Ultimo Rimasto 2

La morte di Giovanni.

Tuttavia, l'avvicinarsi delle guardie interruppe la discussione tra Giovanni ed Ezio, che fece subito ritorno a Palazzo Auditore.[9] Seguendo le istruzioni del padre, Ezio consegnò i documenti ad Uberto Alberti,[10] che tuttavia al processo il mattino seguente tradì gli Auditore, che vennero giustiziati per impiccagione.[11]

Quella notte stessa notte, accompagnato dalla sua fidanzata, Cristina Vespucci, Ezio recuperò i corpi senza vita del padre Giovanni e dei suoi fratelli, a cui diede delle esequie onorevoli bruciandoli su una barca spinta alla deriva sul fiume Arno.[12]

Eredità[]

"Nuvole oscure si addensano sul cielo di Firenze e il tempo sta scadendo. Il nemico è più vicino di quanto pensassi. La battaglia finale è alle porte. Ogni uomo è mortale. Ogni vita giunge alla fine. Ma alcune cose non cambieranno mai. Noi siamo gli Auditore di Firenze. Noi siamo Assassini."
―Giovanni Auditore, dicembre 1476[src]
Eredità Di Famiglia 2

Ezio ritrova l'equipaggiamento di Giovanni.

Nonostante la sua morte, le azioni di Giovanni in qualità di Assassino ebbero conseguenze permanenti per tutti i suoi familiari, in particolare per Ezio.

Giovanni riuscì infatti a pianificare una serie di eventi affinché il suo secondogenito potesse continuare la sua opera nell'Ordine. Prima della sua cattura, Giovanni ordinò alla governante di famiglia, Annetta, di condurre i suoi familiari a La Rosa Colta, noto bordello fiorentino gestito da Paola. Questa, incaricata da Giovanni, insegnò ad Ezio le tecniche base di mimesi e borseggio, aiutandolo infine a compiere la sua vendetta contro il Gonfaloniere Alberti.

Quando Ezio raggiunse Monteriggioni, Mario rimase sorpreso quando scoprì che il fratello non aveva detto ai figli nulla riguardante la sua affiliazione all'Ordine degli Assassini. Tuttavia, deciso a non rendere vana la morte del padre, Ezio si prodigò per continuare la lotta da lui intrapresa contro i Templari e cominciò a cercare le pagine del Codice, per decadi cercate sia da Giovanni che da Mario, traducendole grazie all'aiuto di Leonardo da Vinci.

Nel 1510, Ezio tornò a Monteriggioni, dove rinvenne una lettera scritta da Giovanni nel 1458. Lo scritto accennava alla biblioteca di Altaïr Ibn-La'Ahad, leggendario Mentore degli Assassini al tempo delle Crociate. Quindi, seguendo la lettera di Giovanni, Ezio intraprese un viaggio in Medio Oriente alla ricerca dei segreti di Altaïr.

Caratteristiche e personalità[]

"Verrà un giorno in cui gli uomini non si inganneranno più a vicenda. Quel giorno scopriremo di cosa è davvero capace l'essere umano."
―Giovanni Auditore[src]
ACPL mario giovanni

Giovanni lascia Monteriggioni.

Come il fratello maggiore Mario, Giovanni venne addestrato fin dalla tenera età per servire l'Ordine degli Assassini. Nonostante abbiano ricevuto la stessa educazione, i due fratelli coltivarono due differenti filosofie di vita, che li portarono in seguito alla separazione. Giovanni, che era stato istruito anche nel settore bancario, preferì infatti iniziare a vivere una vita tranquilla e si trasferì a Firenze, mentre Mario, che desiderava una vita ricca di emozioni e frenesia, rimase a Monteriggioni, dove divenne un condottiero. La distanza portò infine i due fratelli a perdere l'uno il contatto con l'altro; fu questo il motivo per cui Ezio non seppe riconoscere suo zio Mario quando raggiunse Monteriggioni nel 1476.

La filosofia di vita di Giovanni influenzò anche il modo in cui decise di crescere i suoi figli, che indirizzò ad una vita serena lontana dalla violenza e dalle guerre derivanti dalla sua natura di Assassino, ed al lavoro nell'impresa di famiglia. Tuttavia, la protezione e gli agi forniti alla sua famiglia finirono per viziare alcuni suoi figli; la sua unica figlia femmina, Claudia crebbe infatti con la convinzione che non avrebbe mai dovuto lavorare o faticare per ottenere ciò che desiderava.

Nonostante non abbia mai detto ai suoi figli del fatto che lui fosse un membro dell'Ordine degli Assassini e della millenaria guerra con i Templari, Giovanni iniziò ad insegnare loro alcune tecniche di difesa e pensieri caratteristici degli Assassini. Prima della sua morte, Giovanni aveva infatti già cominciato in maniera non evidente il percorso di formazione di Federico ed era intenzionato a fare lo stesso con Ezio. Il riserbo sulla sua natura da Assassino era tale che erano solo poche le persone ad esserne al corrente, come la moglie, l'amico Lorenzo de' Medici ed alcuni alleati.

Equipaggiamento e abilità[]

Lama Celata Lineage

La lama celata di Giovanni.

L'equipaggiamento di Giovanni era composto solitamente dall'iconica lama celata, una spada lunga, una spada corta e pochi pugnali da lancio. Era infatti solito portare solamente due pugnali da lancio alla volta, un numero decisamente inferiore a quello portato da qualsiasi altro Assassino che li utilizzava. Sebbene non si conosca il motivo di questa scelta, è probabile che non rappresentassero la sua arma preferita e che li portasse solamente per avere a disposizione un arsenale il più completo possibile.

In qualità di Assassino, Giovanni era stato addestrato negli scontri con l'arma bianca oltre che nell'eseguire varie manovre di borseggio e di corsa acrobatica. Era anche un abile stratega, prediligendo in alcune occasioni l'adescamento allo scontro diretto. Il punto di forza di Giovanni era la sua grande capacità di adattamento in quanto capace di sfruttare l'ambiente a proprio vantaggio e di utilizzare con la stessa capacità armi di diversa foggia.

Curiosità[]

  • Giovanni è un nome italiano di origine ebraica che significa "Dio è misericordioso".
  • Nella Bibbia, il simbolo dell'Evangelista Giovanni è un'aquila, il che collega il nome dell'Assassino con questo uccello come già per molti altri protagonisti della serie.
  • Giovanni sapeva dell'occhio dell'aquila di Ezio, ma non si sa se anche egli stesso possedesse questo dono.
  • Giovanni è morto all'età di 40 anni, la stessa che aveva Ezio quando affrontò Rodrigo Borgia a Roma.
  • Giovanni lascia le sue vesti da Assassino ad Ezio. Tuttavia, in Assassin's Creed: Lineage il cappuccio delle vesti di Giovanni non presenta il caratteristico becco presente invece sulle vesti indossate da Ezio in Assassin's Creed II. Questo dettaglio è probabilmente mancante poiché è un evidente ostacolo per la vista e quindi sarebbe stato difficile per Romano Orzari recitare nella parte di Giovanni con il cappuccio beccato.
  • Nel romanzo Assassin's Creed: Rinascimento, Mario raccontò ad Ezio che lama celata di Giovanni era un cimelio di famiglia, tramandato dal primo degli Auditore.
  • In Assassin's Creed: Rinascimento, gli Auditore furono impiccati uno alla volta, e Giovanni fu l'ultimo a morire. Prima di essere ucciso, Giovanni riuscì a pronunciare il suo discorso ad Uberto dall'inizio alla fine al contraio di quanto accade in Assassins' Creed II.
  • Nella versione italiana del gioco, Giovanni e Mario Auditore condividono lo stesso doppiatore, sebbene con intonazioni completamente diverse.

Galleria[]

Note[]

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