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Forlì è una città della Romagna.

Storia[]

Fondazione e storia antica[]

Nell'area di Forlì si trovano insediamenti del Paleolitico, e la lavorazione della selce è attestata da circa il 798000 a.C. La città attuale fu fondata dai Romani nel 188 a.C con il nome di Forum Livii, in onore di Caio Livio Salinatore, lungo la via Emilia, una delle strade consolari.[1]

Dopo la caduta dell'Impero romano la città divenne longobarda, prima di entrare a far parte del dominio della Chiesa, lo Stato Pontificio. Forlì divenne libero comune nell'899, e il Vaticano tentò di riprenderne il controllo per i successivi quattro secoli.[1]

Forlì subì inoltre incursioni di razziatori goti, bizantini, longobardi e franchi. Le annuali alluvioni vennero evitate con la deviazione, nel 1050, del corso dei fiumi vicini dal centro urbano.[1]

Alla fine del Duecento, come molti liberi comuni, Forlì divenne un'oligarchia militare e fu governata dalla famiglia degli Ordelaffi.[1]

Rinascimento[]

La tomba dell'Assassino Qulan Gal si trovava nella Rocca di Ravaldino.[2]

Dopo la morte di Pino III Ordelaffi nel 1480, mentre gli Ordelaffi lottavano fra loro per interessi di successione, il papa Sisto IV intervenne e consegnò la città a suo nipote, Girolamo Riario.[1] Riario sposò la figlia del duca di Milano, Caterina Sforza.[3]

Ezio Auditore da Firenze giunse a Forlì nel 1480 nel suo viaggio per Venezia, e salvò la contessa Caterina da una piccola isola della palude dove si era ritrovata, aiutandola a tornare sulla terraferma. In cambio, la donna gli aiutò a imbarcarsi su una nave per la Serenissima Repubblica di Venezia insieme all'amico Leonardo da Vinci.[3]

Nel 1488, Caterina assoldò i fratelli Checco e Ludovico Orsi per uccidere il marito, un Templare che lavorava su una mappa contente la posizione di tutte le pagine del Codice di Altaïr Ibn-La'Ahad, ritenendolo "un pessimo padre" e "una noia a letto". La contessa divenne un'alleata degli Assassini.[4]

Qualche mese dopo, gli Assassini si impossessarono di una Mela dell'Eden e decisero di nasconderla a Forlì, città ben protetta. Ezio Auditore e Niccolò Machiavelli si recarono dunque a Forlì, e furono accolti dalla contessa. Quando tornarono verso la città, scoprirono che era stata attaccata dai fratelli Orsi, assoldati dal Gran Maestro Rodrigo Borgia.[4]

Il Padrino 2

Caterina parla con i fratelli Orsi.

Grazie all'aiuto degli Assassini, le truppe di Caterina poterono entrare nella città e farsi strada combattendo fino alla Rocca di Ravaldino. Giunti alla cittadella, la contessa scoprì con sgomento che due dei suoi figli, Bianca e Ottaviano Riario, erano stati rapiti dagli Orsi. Caterina chiese dunque ad Ezio di salvarli. L'Assassino liberò i due bambini e uccise Ludovico Orsi. Tuttavia, approffittando della sua assenza, Checco Orsi attaccò la Rocca e si impossessò della Mela, fuggendo poi verso le montagne. Ezio lo seguì e lo uccise, ma fu ferito e la Mela fu rubata da un monaco con nove dita.[4]

Caterina offrì la mappa di Riario ad Ezio, e continuò a governare Forlì a nome di suo figlio Ottaviano.[4][5]

Nel 1499 il capitano generale dell'esercito dello Stato Pontificio Cesare Borgia, figlio del papa Rodrigo Borgia, si lanciò alla conquista della Romagna e assediò Forlì. La città fu catturata e Caterina fuggì a Monteriggioni, sperando di riconquistare la sua città con i mercenari degli Auditore. Tuttavia Cesare assediò anche Monteriggioni, e durante la battaglia catturò Caterina, che fu imprigionata a Castel Sant'Angelo.[6]

Caterina fu liberata dalla prigionia nel 1501 quando Ezio Auditore la fece evadere. Caterina decise di recarsi a Firenze, dove cercò di riprendere possesso dei suoi domini, senza successo.[6][5]

Tempi moderni[]

Nel 2012, una simulazione di Forlì fu usata come mappa nella prima fase del Programma di Addestramento Animi dell'Abstergo Industries.[6]

Galleria[]

Apparizioni[]

Fonti[]

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