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"I miei fratelli sono desiderosi di sangue, ma non sono sicuro di poterlo versare."
―Bruto, 44 a.C[src]

Marco Giunio Bruto (85 a.C - 42 a.C), spesso indicato semplicemente come Bruto, è stato un politico della tarda Repubblica Romana e uno dei primi membri degli Occulti.

Ha avuto un ruolo in primo piano nella cospirazione contro il dittatore Giulio Cesare, nel 44 a.C.

Biografia[]

Primi anni di vita[]

Bruto nacque da Marco Giunio Bruto, detto il Vecchio, e Servilia Caepionis. Suo padre venne ucciso da Pompeo Magno, per aver preso parte alla ribellione di Lepido, mentre sua madre divenne l'amante di Giulio Cesare. Alcune fonti riferiscono alla possibilità che Cesare possa essere il vero padre di Bruto.

Nel 45 a.C. Bruto entrò a far parte del Senato di Roma e nel gruppo degli Occulti. Nello stesso anno, i senatori romani temevano l'aumentare del potere di Giulio Cesare come dittatore e gli Occulti cominciarono a pianificare un piano scoprendo che la repubblica era segretamente guidata dall'Ordine degli Antichi, alleati di Cesare.

Scoperta del Tempio di Giunone[]

Per qualche tempo la mente di Bruto fu ossessionata da una caverna misteriosa che si trovava sotto il Campidoglio. Successivamente scoprì che quella caverna fu sigillata dalla Prima Civilizzazione.

Bruto disegnò una mappa del Tempio, e dopo le riunioni per assassinare Giulio Cesare, decise di visitarlo da solo imbattendosi in una figura splendente. Uscito dal Tempio scrisse su delle pergamene sulle quali descrisse il tempio e la figura che incontrò.

Assassinio di Gaio Giulio Cesare[]

Bruto insieme ai suoi compagni Occulti e senatori pianificò il piano per l'assassinio dell'imperatore Giulio Cesare nel mese di marzo.

Alla fine gli Occulti idearono il piano e decisero anche il giorno, ma la moglie di Cesare, Calpurnia seppe del complotto e fece di tutto per impedire a Cesare di andare al Senato, così gli Occulti potevano pensare che li avevano scoperti, ma Cesare andò lo stesso. Entrato nel Senato gli Occulti temporeggiarono finché Aya non entrò al Senato e pugnalò per prima Cesare seguita da tutti gli altri Occulti.

Cesare prima di morire volle vedere chi era almeno uno dei responsabili, e quando vide Bruto, l'ultimo ad averlo pugnalato, morì.

Esilio in Oriente[]

Dopo l'assassinio di Giulio Cesare, i cospiratori ebbero un'amnistia provvisoria da parte di Marco Antonio che alla morte di Cesare era diventato il capo dello stato. Tuttavia, la città stessa era contro di loro, perché la maggior parte della popolazione amava Cesare.

Antonio decise di sfruttare le circostanze e il 20 marzo parlò duramente contro i cospiratori durante l'elogio funebre di Cesare. Poiché Roma non li vedeva più come i salvatori della Repubblica (si erano autoproclamati liberatores) e rischiavano l'accusa di tradimento, Bruto e gli altri cospiratori fuggirono in Oriente, Bruto però decise di collaborare con Marco Antonio per mantenere l'ordine nell'impero.

Scontro contro Antonio e Ottaviano[]

Ad Atene, Bruto si dedicò allo studio della filosofia e, cosa non meno importante, alla ricerca di fondi e al reclutamento di soldati per formare la Legione romana. Antonio e il nipote di Cesare, Ottaviano erano determinati a inseguire lui e Cassio per vendicare la morte di Cesare.

Gli eserciti di Antonio e di Ottaviano fecero la loro apparizione nell'estate del 42 a.C. Il 3 ottobre, la Prima Battaglia di Filippi non fornì un risultato decisivo. Gli uomini di Bruto sconfissero Ottaviano, ma Antonio aveva sconfitto Cassio. Cassio si era allora suicidato, senza sapere della vittoria del suo alleato.

Morte[]

Il 23 ottobre entrambi gli eserciti si raggrupparono e combatterono nella Seconda battaglia di Filippi il 23 ottobre, dove Bruto venne sconfitto. Bruto fugge ma decide di suicidarsi.

Dopo la morte di Bruto, i suoi seguaci riuniti a Filippi in Macedonia, ricoprirono il corpo di Bruto con la Sindone sperando che egli potesse tornare in vita. Pur non avendola mai usata prima di allora e non conoscendo appieno il suo potere, gli Occulti riuscirono a far muovere Bruto per qualche istante. Tuttavia, il suo corpo non reagì in alcun modo alle parole dei suoi compagni. Bruto morì dunque una seconda volta. In seguito il corpo di Bruto fu coperto da un semplice telo, mentre la Sindone fu riposta in uno scrigno di legno.

Eredità[]

ACB Armor of Brutus Recovery

Ezio mentre recupera l'armatura di Bruto

Poco prima del XV secolo, i seguaci di Romolo scoprirono il tempio e trovarono l'armatura e il pugnale di Bruto all'interno. Presero i manufatti, e li nascosero in una camera nei tunnel sotto il Colle Palatino. La camera poteva essere aperta solamente se si possedeva le sei chiavi, sparse su vari punti di riferimento in tutta Roma, nascosta accanto alla pergamena scritta da Bruto.

Nel 1503, l'Assassino italiano Ezio Auditore da Firenze riuscì a ottenere tutte e sei le chiavi e recuperò l'armatura e il pugnale dalla sua camera.

Entro il 2000, un busto in marmo della testa di Bruto era situato nell'ufficio del Mentore di Dubai, accanto alle statue di Iltani ed Ezio Auditore.

Curiosità[]

  • Nel 1503, Giovanni Borgia rivisse alcuni dei ricordi di Bruto, poiché entrambi erano stati esposti alla Sindone dell'Eden.
  • La capacità di Bruto di attivare il piedistallo della cripta indica che era un discendente della Prima Civilizzazione.
  • Bruto appartenne a una delle più antiche famiglie patrizie di Roma che erano da lungo tempo membri dell'aristocrazia romana. È stato registrato che la famiglia Junius credeva di essere discendenti diretti della dea romana Giunone, moglie di Giove. Inoltre, furono i fondatori della Repubblica romana e furono imparentati solo con diverse famiglie nobili.
  • Il poeta Dante Alighieri scrisse nell'Inferno, la prima parte della Divina Commedia, che Bruto, insieme a Cassio, furono condannati alla più bassa cerchia degli Inferi a causa del loro atto contro Giulio Cesare, nonostante il fatto che Dante fosse un membro della Confraternita degli Assassini.

Galleria[]

Fonti[]

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