Le Figlie di Artemide erano una società tribale composta da donne guerriere devote ad Artemide, dea greca della caccia e della Luna.
Le Figlie di Artemide si vedevano come protettrici della flora e della fauna e addomesticavano animali come orsi e lupi per proteggerla. Erano inoltre abili arciere.
Descrizione[]
Le Figlie di Artemide vivevano all'interno di accampamenti per la caccia costruiti nei boschi o in posti sacri ad Artemide. In alcune occasioni questi accampamenti si trasformarono in insediamenti più ampi, tra cui la loro casa originale al Villaggio della cacciatrice sull'isola di Chio e il Villaggio di Lamia in Malide.
Lo stemma delle Figlie di Artemide era una figura stilizzata di una donna con l'arco, presumibilmente una raffigurazione di Artemide. Indossavano pellicce e pelli animali e spesso avevano pitture rosse sulla pelle. Le Figlie di Artemide si dividevano in tre ruoli: Cacciatrice, Esploratrice (accompagnata da un lupo) e Domatrice (accompagnata da un orso).
Per le Figlie di Artemide la Cerva di Cerinea era un animale sacro.
Le Figlie restarono al di fuori della guerra del Peloponneso, preferendo rimanere nei loro insediamenti nella natura. Erano tuttavia conosciute per i fastidi che provocavano alla popolazione liberando i loro animali e minacciando chiunque cacciasse nelle "loro" foreste. Altre volte disturbavano pratiche religiose o distruggevano statue e santuari.
Storia[]
Nel 431 a.C. Dafne, a capo delle Figlie, incaricò la misthios spartana Kassandra di dare la caccia ad alcune creature leggendarie sparse per la Grecia. Dafne le rivelò poi che tutto ciò era parte del processo di selezione di una nuova candidata da mettere a capo delle Figlie di Artemide, culminante in uno scontro mortale tra lei e la candidata, il cui vincitore sarebbe stato dichiarato nuovo capo delle Figlie fino all'arrivo di una nuova sfidante.
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