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"Quelle genti perdute... quei regni in guerra... li avrei liberati dalla sofferenza."
―Ercole sul suo operato[src]

Ercole Massimo (1474 - Roma, 1506), era un nobile romano, membro di una delle più antiche e più ricche famiglie della città, i Massimo. Inoltre, è stato, in segreto, uno dei leader degli Ermetisti. Quando scoprì che Leonardo da Vinci trovò la locazione del Tempio di Pitagora, lo rapì per farsela rivelare e una volta giunti nel tempio cercò di convincerlo a rivelargli il metodo per entrare. Tuttavia in quello stesso momento, l'Assassino Ezio Auditore, raggiunse il tempio e uccise Ercole.

Biografia[]

Ricerca del tempio[]

Nel 1506, Ercole ordinò ad un gruppo numeroso di Ermetisti di distrarre Salaì, l'assistente di Leonardo da Vinci, al fine di consentire ad un secondo gruppo di rapire l'inventore, perché egli conosceva l'ingresso del Tempio di Pitagora.[1]

Dopo aver rapito l'inventore, Ercole, scoprì che la mappa per il tempio, era nascosta in alcuni dipinti di Leonardo, così mandò alcuni discepoli a recuperarli.[1]

Ercole si incontrò con Patrizio, nel Distretto Vaticano, per negoziare la vendita di uno dei quadri. Tuttavia, Patrizio, cambiò idea di vendere il quadro nel bel mezzo della trattativa, e disse che esso non dovrebbe essere di nessuno, poiché egli, si irritò, ricordando come Lucrezia Borgia, lo aveva sedotto, giurando di amarlo, per poi, subito dopo, abbandonarlo. Mentre cercava di distruggere il dipinto, Ercole fece un cenno ad un suo Ermetista, di far mettere a tacere Patrizio uccidendolo con un pugnale. Dopo la sua morte, Ercole raccolse il quadro, e lo affidò ad un suo discepolo, dicendo di maneggiare la tela con cura, in modo da rispettare lo spirito di colui che l'aveva creata.[1]

Morte[]

Dopo aver perso tutti e cinque i dipinti, Ercole tornò alle catacombe situate sotto Roma, per interrogare Leonardo. Nonostante le notevoli pressioni, e le torture, Leonardo rifiutò di collaborare, e, fortunatamente, poco dopo, il suo vecchio amico Ezio Auditore da Firenze, il Mentore degli Assassini Italiani, arrivò.[1]

Ercole bloccò i suoi Ermetisti che attaccavano l'Assassino, poiché tentava un approccio amichevole, ed infatti lo salutò come se fosse un alleato. Parlando, approvò il modo di Ezio, di come egli aveva bloccato l'ignoranza di Cesare Borgia, perché, quest'ultimo, la stava diffondendo in tutta Roma, così, gli chiese di contribuire a convincere Leonardo a parlare. Tuttavia, Ezio rispose in modo sarcastico, chiedendogli di come egli voleva essere ucciso, se a pugni o con un coltello.[1]

Ercole non cascò nelle intimidazioni di Ezio, dicendo che cercava soltanto un accordo civile, e continuava a tentare di convincerlo ad unirsi a lui, in modo che insieme potessero "ricostruire l'umanità". L'Assassino rifiutò, e invitò Ercole ad ordinare a alcuni suoi discepoli di attaccarlo. Purtroppo per lui, Ezio era intoccabile, nessuno era in grado di scalfirlo, e in poco tempo uccise tutti i discepoli che lo avevano attaccato. A questo punto, Ercole si rese conto di essere in pericolo di vita, così, in preda al panico, lanciò un altro Ermetista verso l'Assassino, ma contribuì solo ad aiutare Ezio, perché riuscì solamente a rompere un blocco di roccia, permettendo così all'Assassino di arrampicarsi e confrontarsi con lui.[1]

Di fronte alla sua inevitabile morte, Ercole supplicò disperatamente Ezio, dicendo che in fondo, loro due erano simili, ma egli venne ignorato, e l'Assassino non esitò a colpirlo con la sua Lama Celata. Mentre moriva tra le sue braccia, Ercole espresse il fatto che gli Assassini erano "nemici della conoscenza". Ezio ribatté che ognuno deve essere libero di scoprire la verità da solo, piuttosto che essere costretto a farlo. Ercole, motivò le sue azioni, dicendo che aveva cercato solo di liberare e proteggere le persone in guerra e sotto dittatura, attraverso la conoscenza. Subito dopo chiuse gli occhi, ed Ezio disse semplicemente che egli avrebbe capito la verità nella morte.[1]

Ultime parole[]

  • Ercole: Voi... un Assassino... nemico del sapere?
  • Ezio: La ricerca della verità è una scelta. Renderla obbligatoria serve a poco.
  • Ercole: Quelle genti perdute... quei regni in guerra... li avrei liberati dalla sofferenza.
  • Ezio: Che tu possa conoscere la verità nella morte. Requiescat in pace.

Note[]

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