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"È ambizioso, spietato e crudele oltre ogni immaginazione, per lui le leggi degli uomini non contano nulla. Ha assassinato il suo stesso fratello per sete di potere. Non teme né il pericolo né la fatica. Chi non cade trafitto dalla sua spada, fa di tutto per unirsi ai suoi ranghi. Le potenti famiglie degli Orsini e dei Colonna si sono dovute inginocchiare ai suoi piedi e il Re di Francia è suo alleato."
―Niccolò Machiavelli su Cesare Borgia, 1500[src]

Cesare Borgia (Subiaco, 13 settembre 1475 - Viana, 12 marzo 1507), soprannominato il Valentino, è stato un nobile italiano e capitano generale delle armate papali. Ricoprì il ruolo di Gran Maestro dell'Ordine dei Templari durante i primi anni del XVI secolo, tentando di assoggettare sotto il dominio del suo Ordine prima l'Italia e poi l'Europa.

Secondogenito del pontefice spagnolo Rodrigo Borgia e della sua amante Vannozza Cattanei, Cesare venne avviato sin dalla gioventù alla vita ecclesiastica, a differenza del fratello maggiore Juan, che divenne capitano generale delle guardie papali, poiché preferito di Rodrigo. Insoddisfatto della prospettiva di una vita clericale, fece assassinare suo fratello nel 1497, prendendo il suo posto nell'esercito del padre. Quindi Cesare iniziò a consolidare i suoi rapporti con i vari sovrani europei; in particolare, a diciannove anni sposò Charlotte d'Albret, nipote di Luigi XII di Francia, che gli assicurò anche il titolo di Duca di Valentinois, da cui deriva il suo soprannome.

Forte di queste alleanze, Cesare scese in Italia, conquistando in breve la Romagna e il Ducato di Milano. Espugnò anche la rocca di Forlì, costringendo la contessa Caterina Sforza a rintanarsi a Monteriggioni, all'epoca sede principale degli Assassini italiani. Quest'ultima venne assediata da Cesare nel 1500 e in quell'occasione il Templare riuscì a catturare Caterina e ad uccidere il condottiero Mario Auditore, prendendo inoltre possesso della Mela dell'Eden del nipote di quest'ultimo, l'Assassino Ezio Auditore da Firenze. Durante quello stesso anno, Cesare divenne il signore incontrastato della Romagna e del nord Italia; per tale motivo fu oggetto di diversi complotti.

Il potere di Cesare crebbe, finché nel 1503 il suo banchiere Juan Borgia il Maggiore e il comandante della sua legione francese, il barone Octavian de Valois, vennero uccisi dall'Assassino Ezio Auditore da Firenze. Senza fondi né un esercito, il 18 agosto, Cesare tentò di risollevare le sue sorti sfruttando il potere della Mela dell'Eden presa a Monteriggioni, cogliendo però solo il disappunto del padre. Dunque Cesare lo uccise, prendendo così il suo posto come Gran Maestro Templare.

Non entrò tuttavia in possesso del Frutto dell'Eden, che quello stesso giorno venne recuperato da Ezio Auditore nel cortile antistante la Basilica di San Pietro. Disonorato e ammalato, Cesare venne imprigionato alla corte di Ferdinando II di Aragona, da cui fuggì nel 1506 grazie al confratello Micheletto Corella. Nonostante i suoi tentativi di affermarsi nuovamente come abile condottiero, Cesare venne ucciso da Ezio nel 1507 a Viana mentre tentava di assediare il castello del conte di Lerin per conto del re di Navarra.

Biografia

Primi anni

Nato a Subiaco il 13 settembre 1475, Cesare Borgia era il secondogenito illegittimo di Rodrigo Borgia e della sua amante Vannozza Cattanei, una nobildonna mantovana. Mentre lui e suo fratello minore Goffredo furono spinti verso la carriera ecclesiastica, il primogenito del Papa, Juan, venne introdotto nella politica italiana e nominato capitano generale dell'esercito dello Stato Pontificio. Conseguì i suoi studi a Perugia, per iscriversi all'Università di Pisa, che per motivi ignoti dovette presto abbandonare; nel 1491 venne eletto vescovo di Pamplona. L'anno successivo, il padre divenne pontefice con il nome di Alessandro VI e grazie a ciò Cesare ottenne in diritto canonico la laurea in giurisprudenza all'Università della Sapienza di Roma. Lo stesso anno, Rodrigo gli assicurò il posto di arcivescovo di Valencia. Dell'arcivescovado però Cesare non prese mai possesso, anche a causa della quasi immediata nomina a cardinale il 20 settembre 1493 e nel 1495 a governatore generale e legato di Orvieto.[1]

Nel 1496, quando il Papato dichiarò guerra al casato degli Orsini, Cesare supportò suo fratello maggiore durante l'assedio di Bracciano. Tra i nemici era presente anche l'Assassino Bartolomeo d'Alviano, che una volta rimasto con solo tre forti si ritrovò le forniture tagliate da Cesare. Ma quando la vittoria sembrava alle porte, Carlo Orsini giunse con il suo esercito e sbaragliò i contingenti di Cesare, che fu costretto a tornare a Roma gravemente ferito da un colpo di spada al volto infertogli da Bartolomeo.[2]

CesareFiora

Cesare osserva la morte di suo fratello.

L'anno successivo, Cesare comprese che la vita clericale non gli avrebbe permesso di raggiungere il potere come voleva. Attratto dalla vita militare e spinto dalla gelosia nei confronti di Juan, assoldò la cortigiana Fiora Cavazza per uccidere suo fratello maggiore. Convinse così Juan a passare una notte con la ragazza, che gli tagliò la gola sotto gli occhi di Cesare. Dopo che il cadavere di Juan fu rinvenuto nel Tevere, Rodrigo aprì diverse indagini per scoprire chi avesse ucciso il figlio, ma Cesare non fu mai indicato come il colpevole dell'omicidio. Nel 1498, depose la porpora cardinalizia e divenne capitano generale delle armate papali. Fiora entrò anche al suo servizio come Templare, facendo da tramite con gli altri confratelli.[3]

Ascesa al potere

Sempre nel 1498, la sorella minore di Cesare, Lucrezia, e l'Assassino Perotto Calderon ebbero un figlio illegittimo, che nacque con una grave malformazione, rischiando di morire entro pochi giorni. Scoperto ciò, Cesare fece imprigionare Perotto e prese il bambino con sé. L'Assassino riuscì però a scappare, riprendendosi suo figlio e dirigendosi con lui ad Agnadello, nella speranza di guarirlo con la Sindone: un Frutto dell'Eden custodito dagli Assassini. Perotto riuscì nel suo intento, venendo però ucciso dai suoi stessi confratelli con l'accusa di tradimento.[4] A quel punto Cesare si riprese il bambino, adottandolo e chiamandolo Giovanni. Incaricò il suo confratello Templare Micheletto Corella di addestrarlo e di farlo diventare spietato come pochi, cosicché potesse affiancarlo nei suoi piani futuri.[5]

Intanto Cesare si recò in Francia, così da consolidare le alleanze della sua famiglia con la corte di Luigi XII. Infatti il Papa aveva accettato la richiesta di divorzio del re con Giovanna di Valois, pretendendo in cambio il matrimonio tra Cesare e Carlotta d'Aragona, nipote del re francese, nonché figlia ed ereditiera di Federico IV, sovrano del Regno di Napoli. Tale matrimonio avrebbe consegnato a Cesare parecchi territori del centro e del sud Italia, ma Carlotta non rimase impressionata dall'aspirante sposo e respinse qualunque condizione per il matrimonio. Di fronte a questo rifiuto, Cesare non consegnò la missiva papale contenente l'annullamento del matrimonio del re. Per tutta risposta, Luigi XII lo trattenne per diversi mesi alla sua corte, impedendogli di andarsene, ma senza imporgli la consegna della lettera di divorzio.[1]

Alla fine la difficile trattativa trovò un compromesso: Cesare prese in matrimonio Charlotte d'Albret, altra nipote di Luigi e sorella del futuro re di Navarra, Giovanni III. Il matrimonio, svoltosi il 14 maggio 1499, permise a Cesare di ottenere il titolo di Duca di Valentinois, da qui l'appellativo "Valentino".[1] Lo stesso anno Cesare e suo cugino Juan Borgia il Maggiore incontrarono il barone francese Octavian de Valois, che, convinto dalle abilità da mediatore di Juan, accettò di mettere il suo esercito al servizio di Cesare. Molto sorpreso dalla conoscenze del cugino sui gusti dei francesi e dalla sua abilità persuasiva, il Valentino lo nominò suo banchiere personale.[6] Anche Agostino Barbarigo, doge di Venezia, divenne in breve un alleato di Cesare.[7]

Forte delle sue alleanza con i regni di Spagna e Francia, Cesare mosse guerra contro le signorie italiane già nell'inverno del 1499: sceso nella nazione, conquistò in breve il Ducato di Milano, costringendo alla fuga Ludovico Sforza. Poi fu la volta di Imola, che venne espugnata l'11 dicembre e nel gennaio successivo Cesare soppresse anche Forlì, costringendo la contessa Caterina Sforza a trovare asilo presso Monteriggioni, sede principale degli Assassini italiani. Insediatosi nella rocca forlivese, il Valentino fu ospite del nobiluomo Luffo Numai. Opposero una discreta resistenza i feudi di Faenza, Urbino, Pesaro e Camerino. Ma secondo le ambizioni del Templare, sarebbe bastato non più di qualche mese per sedare la rivolta. Difatti una volta schierate le truppe del Barone di Valois, Cesare conquistò Ravenna, Cervia e Pesaro.[1] Tali conquiste lo resero incredibilmente potente, tanto da poter ordire diversi complotti Templari sia a Roma sia in tutto il continente euro-asiatico. Quindi mosse il suo esercito verso la Toscana, intenzionato ad annientare gli Assassini che alloggiavano a Monteriggioni.[6]

Assedio di Monteriggioni

"Lo so che ci sei, Ezio. Il Papa mi ha parlato di te e del tuo piccolo gruppo di Assassini... [...] Tutto questo sangue versato andrà in qualche modo deterso. Dunque consideralo un invito da parte della mia famiglia... alla tua."
―Cesare Borgia ad Ezio Auditore, poco prima di uccidere Mario Auditore[src]
Calunnia 13

Cesare a Monteriggioni con la Mela.

Cesare giunse a Monteriggioni nel gennaio del 1500, con un esercito formato da molte macchine da guerra, mercenari francesi e militi al servizio dei Borgia. Assediò il borgo alle prime luci dell'alba, trovando subito la resistenza del condottiero Mario Auditore e dei suoi mercenari, aiutati dai superstiti di Forlì guidati da Caterina Sforza. Nonostante i loro sforzi, l'esercito di Cesare ebbe la meglio: il Valentino e i suoi confratelli Templari riuscirono a penetrare in città, catturando la contessa Sforza e rubando la Mela dell'Eden in possesso degli Assassini.[8]

Una volta all'interno Cesare iniziò ad urlare, rivolgendosi ad Ezio, nipote di Mario, e rivelandogli di conoscere le sue gesta contro i Templari avvenute anni prima. Infine Cesare prese dal Barone di Valois una pistola creata da Leonardo da Vinci, e uccise Mario con un colpo alla testa, invitando Ezio a confrontarsi a Roma con lui. Quest'ultimo venne gravemente ferito dagli archibugieri di Cesare, svenendo e cadendo da un tetto su cui era appostato. Con Monteriggioni in rovina, Cesare ed il suo esercito fecero ritorno a Roma con il loro premio.[8] Il mese successivo si lanciò in una seconda spedizione romagnola, sedando le rivolte di Cesena, Rimini e Faenza. Rovesciò anche i casati dei Malatesta e dei Manfredi. Lo stesso anno il Valentino spedì sulla forca Ramiro d'Orco, uno dei suoi più importanti generali, per sedare la ribellione a Cesena. Ciò mise in allerta i suoi altri due generali, Vitellozzo Vitelli e Oliverotto da Fermo, che continuarono a servirlo cospirando però contro di lui.[6]

Rivolte interne

Oliverotto: Non avrei mai voluto farti del male, Cesare! Era tutto un piano di Vitellozzo!
Cesare: Il suo sacrificio sarà di grande valore per me.
―Cesare poco prima che Oliverotto e Vitellozzo vengano strangolati[src]
Infiltrazione 2

Cesare parla con gli altri Templari a Roma

Nel 1501, Cesare mirava a conquistare i ducati di Urbino e Camerino, e successivamente avrebbe voluto organizzare una spedizione contro Bologna, così da potersi avvalere del titolo di Duca di Romagna.[1] Poco prima di partire per Urbino, ebbe un breve incontro con gli altri Templari a Roma, ordinando loro di non vacillare, poiché la città teneva in piedi la loro impresa.[9] Inoltre, per assicurarsi il pieno controllo della città, fece disperdere molti altri agenti Templari per le vie cittadine oltre che costruire delle torri di guardia in ogni distretto.[6]

Quindi conquistò tutte e tre le città che aveva considerato, acquisendo il tanto ambito ducato. Al contempo però, i suoi due generali superstiti, Vitellozzo Vitelli e Oliverotto da Fermo, approfittarono delle ribellione ancora presente nella regione per schierarsi contro Cesare. Quest'ultimo tentò di sopraffare anche loro, ma l'esercito papale venne completamente respinto durante la battaglia di Calmazzo, durante la quale catturarono Ugo di Moncada, uno dei consiglieri del Valentino. I due generali entrarono poi ad Urbino, dove fecero impiccare molti funzionari dei Borgia.[1] A peggiorare le cose, l'assassinio del Doge di Venezia, Agostino Barbarigo; difatti con l'elezione di Leonardo Loredan al dogato, il Valentino perse l'appoggio di un importante casato nobiliare veneziano.[7]

Cesare screenshot large

Cesare rivela l'imboscata ad Oliverotto e Vitellozzo.

Temendo per i suoi nuovi possedimenti, Cesare accolse tutte le richieste di Vitellozzo e Oliverotto, invitandoli ad un banchetto tenutosi a Roma il 31 dicembre 1502. L'invito si rivelò però una trappola, poiché il generale aveva ordinato ad un gruppo di soldati nascosti di attaccare i due traditori. Sebbene i due generali tentarono una resistenza, Cesare riuscì a ferirli con la sua balestra, imprigionandoli e facendoli strangolare da Micheletto Corella.[3]

L'evento passò alla storia con il nome di "Congiura della Magione", dopo la quale Cesare divenne il signore incontrastato della Romagna.[1] Negli ultimi mesi del 1502, costrinse Leonardo da Vinci a lavorare per lui; il Valentino gli consegnò la Mela dell'Eden presa a Monteriggioni, grazie alla quale Leonardo gli costruì un esercito di devastanti macchine belliche, che tuttavia vennero prontamente distrutte da Ezio Auditore da Firenze, resosi nuovamente attivo nella lotta contro i Templari.[6]

Perdita del potere

"Padre. Non capite? Io ho il pieno controllo di tutto. Se voglio vivere, vivo. Se voglio prendere, prendo. Se voglio che voi moriate, voi morite!"
―Cesare prima di uccidere suo padre[src]

Salvaguardato il suo ducato in Romagna, Cesare tornò a Roma nel 1503. Tra le sue intenzioni future gli assedi di Siena, Pisa e Lucca, per poi procedere verso una guerra contro il Regno di Napoli.[1] Mentre riorganizzava l'esercito, riportò la sua attenzione su Giovanni: il suo figlio adottivo. Durante una notte sorprese quest'ultimo mentre confabulava con Fiora Cavazza, da tempo alleatasi con gli Assassini: Giovanni, credendo che la donna fosse venuta per giocare con lui, iniziò a rincorrerla; la donna venuta in realtà per rubare la Mela dell'Eden in possesso dei Borgia, venne scoperta e trattenuta da Cesare. Quando Giovanni gli chiese che cosa le avrebbe fatto, il Valentino gli rispose che le avrebbe fatto molto male e spedì il piccolo in camera.[10] Da quella sera Rodrigo prese la Mela e la nascose nel cortile antistante la Basilica di San Pietro, senza dirlo a suo figlio.[6] Nel 1503, Giovanni scappò di casa, unendosi agli Assassini.[5]

Entrata E Uscita 5

Cesare pronuncia il suo discorso alla festa pagana.

Lo stesso anno, Cesare e suo padre parteciparono ad una festa pagana organizzata da Juan Borgia il Maggiore in occasione delle conquiste del Valentino in Romagna. Durante la celebrazione, Cesare tenne un discorso in cui annunciò che avrebbe riunito tutta l'Italia sotto il suo regno. Le sue ambizioni trovarono però l'opposizione di Rodrigo, che lo riprese gravemente, ritenendo i suoi gesti in grado di rovinare il delicato equilibrio ottenuto dai Templari. Per nulla preoccupato, Cesare precisò che l'esercito era suo e che di conseguenza avrebbe deciso lui come gestirlo. Augurando al padre di divertirsi, Cesare si congedò. Quella stessa sera, Ezio Auditore si infiltrò alla festa, uccidendo Juan Borgia il Maggiore, tagliando così a Cesare i fondi per il suo esercito.[11]

Lo stesso anno, l'Assassino uccise il Barone di Valois, di stanza a Roma per combattere i mercenari di Bartolomeo d'Alviano. La sua morte costrinse i soldati francesi a tornare in patria, lasciando Cesare privo delle sue truppe migliori.[12] Nel mese di agosto, inoltre, il senatore Francesco Troche aveva rivelato al fratello Egidio i piani di amministrazione di Cesare per la Romagna; quest'ultimo li aveva prontamente riferiti all'ambasciata di Venezia. Quindi, Cesare incontrò Francesco alle terme di Traiano, dove lo fece strangolare da Micheletto per il suo tradimento. Poco dopo, ordinò a quest'ultimo di uccidere Pietro Rossi, un attore che aveva scoperto essere l'amante di sua sorella Lucrezia. Da tempo infatti il Valentino e sua sorella avevano una relazione incestuosa.[13]

Una Mela Al Giorno..

Cesare uccide suo padre.

Entrato in crisi, Cesare incontrò suo padre a Castel Sant'Angelo il 18 agosto, chiedendogli spiegazioni in merito al crollo dei suoi fondi e la ritirata del suo esercito francese. Rodrigo rispose semplicemente che le difficoltà finanziare potevano colpire chiunque, declinando la richiesta di denaro di Cesare. Allora il Templare rispose che avrebbe usato la Mela dell'Eden per risollevare la situazione, addentando una mela a sua insaputa avvelenata dal padre, che gli rivelò di essere in possesso del Frutto dell'Eden e di averla nascosta. Poco dopo irruppe nella sala Lucrezia, che avvisò il fratello del veleno iniettato nel suo pasto da loro padre. Quindi Cesare uccise Rodrigo, facendogli mordere la stessa mela da lui addentata. Poi, minacciando Lucrezia, scoprì che il Frutto dell'Eden era nascosto nel padiglione presente davanti alla Basilica di San Pietro.[14] Sfortunatamente, Cesare arrivò nel luogo troppo tardi, poiché la Mela era già stata presa da Ezio Auditore, che come lui ne aveva appreso la posizione da Lucrezia.[15]

La caduta

"Non finirà così! Le catene non mi tratterranno! Non morirò per mano d'uomo!"
―Cesare durante il suo arresto[src]
Vedo Rosso 4

Cesare all'incontro con i cardinali.

Alla morte di suo padre, Cesare divenne de facto Gran Maestro dei Templari restanti. Tuttavia, il veleno ingerito prima dell'assassinio di Rodrigo lo indebolì molto, rendendogli quasi impossibile combattere. La totale mancanza di fondi e di un esercito, determinarono l'improvviso declino di Cesare: Ezio Auditore e gli altri Assassini sfruttarono il potere della Mela dell'Eden per uccidere gli ultimi seguaci del Valentino rimasti a Roma, rendendo ancor più drastica la sua situazione.[16]

Il Templare tentò di risollevarsi corrompendo alcuni cardinali perché lo eleggessero Papa al successivo conclave. Ebbe così un incontro al Colosseo con Georges d'Amboise e gli altri cardinali da lui corrotti, che però rivelarono di non aver l'intenzione di eleggere lui al successivo conclave, poiché il denaro della sua famiglia non era più bene accetto. Il cardinale d'Amboise rivelò inoltre che ad essere eletto come nuovo pontefice sarebbe stato Giuliano della Rovere, appartenente ad un casato da sempre nemico dei Borgia.[17]

Tutte Le Strade Portano A..

Cesare viene arrestato dalle guardie di Fabio.

L'incontro venne interrotto da Ezio ed i suoi adepti, che uccisero tutti i soldati di Cesare presenti al Colosseo.[17] Il Valentino riuscì fortunatamente a fuggire, e successivamente ordinò a Micheletto di riorganizzare le sue armate superstiti e di farle marciare su Roma, mentre lui si sarebbe occupato degli Assassini presenti in città. Tuttavia la vittoria di Ezio e dei suoi confratelli fu schiacciante, in quanto lo sconfissero nuovamente davanti alla porte principale di Roma nel dicembre del 1503.[18]

Quello stesso giorno, Cesare venne arrestato da Fabio Orsini per ordine del Papa e rinchiuso a Castel Sant'Angelo con le accuse di tradimento e di incesto.[18] Al Templare fu inutile, una volta evaso, cercare di rifugiarsi a Napoli per organizzare da lì la riconquista dei suoi domini: il Papa lo fece deportare nelle mani di Ferdinando II di Aragona, in Spagna, dove il duca di Valentino fu rinchiuso prima nel castello di Chinchilla e poi nel forte di La Mota a Medina del Campo.[19]

Fuga in Spagna

Cesare rimase nella Corona d'Aragona per diversi anni, imprigionato nella torre più alta del forte di La Mota.[1] Riuscì ad evadere nel 1506, quando Micheletto corruppe la sua guardia carceraria cosicché gli portasse una corda con cui calarsi dalla finestra della torre. Ma durante la fuga, il Valentino venne scoperto e le guardie segarono la corda legata alle sbarre della cella, facendo precipitare l'uomo nel fossato sottostante. Nonostante le diverse fratture riportate, Cesare riuscì ad uccidere una guardia, e, una volta rubata l'uniforme dal cadavere, riuscì a fuggire dal cancello principale. Dopodiché, si recò con Micheletto nei pressi di Valencia.[19]

Accampatosi nell'avamposto di Lone Wolf Inn, il Gran Maestro iniziò a ricostruire la sua armata con i pochi uomini che gli erano ancora fedeli, catturando anche qualche nave da guerra ormeggiata al porto di Valencia. Inoltre scoprì da Micheletto che l'Assassino Ezio Auditore era ancora sulle sue tracce, seguito dal confratello Niccolò Machiavelli e dall'alleato Leonardo da Vinci. Quest'ultimi assediarono il campo del Valentino durante la notte, devastandolo con delle bombe a mano create dal poliedrico inventore. Cesare e Micheletto, riuscirono però a scampare all'agguato, entrando a Valencia e trovando alloggio alla taverna "Lupo Solitario".[19]

Lì, Cesare aggredì Micheletto per la sua noncuranza riguardo agli Assassini, accusandolo di aver concesso loro l'occasione di ucciderlo una volta per tutte. Nel mezzo della discussione, Cesare rivelò di voler varcare i confini della Corona d'Aragona e chiedere l'aiuto di suo cognato, Giovanni III d'Albret, sovrano del Regno di Navarra. Infine uccise Micheletto con un colpo di pistola in piena testa. Subito dopo, Cesare fu allarmato da un rumore e sparò al tetto della sua stanza, colpendo alla spalla l'Assassino Niccolò Machiavelli, che insieme ai suoi accompagnatori aveva osservato la scena. Quella stessa notte, il Valentino varcò il confini aragonesi, raggiungendo la corte di suo cognato.[19]

Morte

Cesare: Non puoi uccidermi! Nessun uomo può uccidermi!
Ezio: Allora ti lascerò nelle mani del fato!
―Ultime parole di Cesare prima di essere ucciso[src]
Pax Romana 8

Ezio getta Cesare dalle mura di castel Viana.

Cesare giunse nel Regno di Navarra nel dicembre 1506, dove venne accolto nella tenuta di suo cognato a Pamplona. A conoscenza della grande abilità di Cesare in strategia e tattiche militari, Giovanni gli affidò il suo esercito per assediare la città di Viana e uccidere Louis de Beaumont, conte di Lerin e simpatizzante della regina Isabella I di Castiglia. In caso di vittoria, il Valentino si sarebbe riconquistato l'onore perduto e il favore della corte francese di Luigi XII. Cesare assediò la città nel marzo del 1507, entrando a castel Viana con circa diecimila uomini al suo seguito.[1]

Tuttavia, a sua insaputa, Ezio Auditore era giunto sul campo di battaglia per ucciderlo. Sebbene il Gran Maestro fosse riuscito a sfuggire ad una prima aggressione, dovette affrontare nuovamente l'Assassino sui bastioni della rocca. Lì, Cesare venne sconfitto in un duello di spada e poi gettato da Ezio dalla cinta muraria di castel Viana.[20] Il corpo venne avvistato il mattino seguente all'assedio, e dopo solenni funerali venne sepolto in un grande sepolcro di marmo voluto da Giovanni nella chiesa di Santa Maria di Viana.[1]

Caratteristiche e personalità

Rodrigo: Non si era parlato di conquistare l'Italia.
Cesare: Se il vostro geniale comandante in capo dice che è possibile, perché non vi rallegrate? [...] Apprezzo ciò che avete fatto per me, ma l'esercito è mio, quindi sono io che decido. Non siate cupo, divertitevi.
―Cesare parla a suo padre alla festa pagana[src]

Cesare Borgia si dimostrò sin dalla gioventù un uomo ambizioso e scaltro, disposto ad assassinare anche i suoi stessi familiari pur di sfamare la sua sete di potere.[6] Inoltre, secondo il genio rinascimentale Leonardo da Vinci, oltre ad essere infettato da avidità e corruzione, Cesare era stato concepito ed allevato appositamente per essere un tiranno.[19] Il Valentino è infatti ricordato anche per essere stato un uomo molto altezzoso, autoritario e severo con i suoi soldati, indisposto a tollerare un rifiuto e sadico in quanto a torture e punizioni.[1] La sua presunzione e la sua alterigia lo portarono infine a credere addirittura di non poter morire per mano d'uomo e che sarebbe stato in grado di guidare l'umanità verso un nuovo mondo. Durante tutta la sua vita, dimostrò inoltre un forte disinteresse verso gli scopi dei Templari, rivelando così di voler conquistare l'Italia solo per soddisfare il proprio desiderio di potere e non per favorire effettivamente il suo Ordine.[6]

Una Mela Al Giorno..

Un furente Cesare interroga la sorella Lucrezia.

Grande amante e cinico in materia sessuale, il Duca di Valentinois è ricordato anche per le sue numerose relazioni incestuose, da cui ebbe circa undici figli illegittimi.Tra le relazioni illecite più ricordate vi è quella con sua sorella Lucrezia,[1] alla quale promise il titolo di regina d'Italia una volta terminata la sua campagna militare sulla nazione. Cesare fu infatti spesso vittima di una furiosa gelosia nei confronti della sorella, che si faceva corteggiare da numerosi amanti appositamente per indispettire il fratello. Sebbene amasse Lucrezia, la sete potere di Cesare ebbe sempre la meglio sui suoi sentimenti; infatti la aggredì fisicamente e la ripudiò come amante pur di costringerla a rivelargli il nascondiglio della Mela dell'Eden.[6] A causa dei suoi numerosi rapporti intimi, Cesare si ammalò di sifilide, che gli deturpò irrimediabilmente il volto, che ricoprì quindi per diverso tempo con una maschera per non intaccare la sua immagine.[1]

Nonostante sia ricordato per la sua personalità essenzialmente negativa, Cesare contribuì a portare in Romagna un importantissimo cambiamento; gli storici dell'epoca concordarono nell'identificare un periodo di svolta durante il ducato del Valentino poiché i tribunali riuscirono a riportare l'ordine e le signorie riuscirono a sottrarre al Papa il potere temporale. Nonostante ciò, è senza dubbio che a causa delle azioni di Cesare molte città conobbero anche un periodo di grande caos e povertà.[1] Tra queste va ricordata la città di Roma, che divenne preda della brama di ricchezze e di potere di tutta la famiglia Borgia fino alla sua liberazione avvenuta per mano degli Assassini italiani guidati da Ezio Auditore da Firenze.[6]

Ultime parole

Pax Romana 7

Gli ultimi momenti di Cesare.

  • Cesare: Il trono era mio...
  • Ezio: Desiderare qualcosa non equivale ad averne diritto.
  • Cesare: Che ne sai tu?
  • Ezio: So che un vero capo serve coloro che governa.
  • Cesare: Io guiderò l'umanità intera verso un nuovo mondo!
  • Ezio: Che nessuno ricordi più il tuo nome. Requiescat in pace.
  • Cesare: Non puoi uccidermi. Nessun uomo può uccidermi!
  • Ezio: Allora ti lascerò nelle mani del fato.

Ezio getta Cesare dalle mura di castel Viana.

Curiosità

  • Nonostante si sia dimostrato di essere abile nell'uso della balestra sia in Assassin's Creed: Project Legacy che Assassin's Creed: Ascendance, Cesare non utilizza mai l'arma in Assassin's Creed: Brotherhood.
  • Storicamente, Niccolò Machiavelli ammirava molto Cesare; Il Principe, uno dei suoi scritti più celebri, è infatti per gran parte un elogio al Valentino. Tuttavia, in Assassin's Creed: Brotherhood ed in Assassin's Creed: Fratellanza, sebbene Machiavelli rispetti la capacità del Borgia di far rispettare la sua volontà, cerca anche di eliminarlo accanto ad Ezio.
  • Poco prima della fine del ricordo "Pax romana", è possibile osservare il corpo senza vita di Cesare Borgia ai piedi dei bastioni del castello.
  • Cesare è menzionato in Assassin's Creed: Revelations durante il ricordo "Il banchetto del principe", in cui Ezio, travestito da menestrello, ne canta la morte.

Galleria

Note

  1. 1,00 1,01 1,02 1,03 1,04 1,05 1,06 1,07 1,08 1,09 1,10 1,11 1,12 1,13 1,14 Cesare Borgia su Wikipedia
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  6. 6,0 6,1 6,2 6,3 6,4 6,5 6,6 6,7 6,8 6,9 Assassin's Creed: Brotherhood
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  15. La Mela dell'Eden - Assassin's Creed: Brotherhood
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  19. 19,0 19,1 19,2 19,3 19,4 Assassin's Creed: Fratellanza
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