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L'assedio di Parigi è stata un'operazione militare intrapresa dall'esercito francese dell'appena incoronato re di Francia, Carlo VII, agli inizi di settembre, contro la città di Parigi, sotto il controllo degli inglesi e dei loro alleati borgognoni.

Storia[]

Giovanna d'Arco condusse l'esercito francese all'assalto della città, con l'aiuto di Gabriel Laxart, Jean d'Alençon e Gilles de Rais, i quali precedentemente combatterono per lei già molteplici volte. Inizialmente, Carlo VII strinse una tregua di pace di quattordici giorni con il duca di Borgogna, ritardando non di poco l'avanzata francese. Infatti, Giovanna d'Arco fu contraria a tale mezzo di diplomazia, in quanto più tempo si rimandava l'attacco, più tempo il nemico aveva per rinforzare le difese della città rendendola più difficile da conquistare.[1]

L'8 settembre 1429, l'esercito francese assaltò Parigi guidato da Giovanna d'Arco, la quale grazie alla spada dell'Eden aveva ottenuto una certa fama di invincibilità in battaglia. Come da tradizione, prima di dare battaglia, Giovanni si presentò davanti le mura della città e invitò i suoi occupanti alla resa. Tuttavia, ricevette un netto rifiuto da quest'ultimi.[1]

Alla fine, l'esercito francese prese d'assalto la città, concentrandosi sulla porta Saint-Denis e sull'imponente porta Saint-Honoré e il tratto di muro che le divideva. Ovviamente, i difensori non si fecero intimidire e risposero di conseguenza. Nel mentre, d'Alençon e alcuni dei suoi uomini si preparavano a costruire un ponte sulla Senna, il quale avrebbe servito per l'assalto del giorno dopo. Nella battaglia alle mura, un piccolo gruppo di soldati si era distaccato dalla guarnigione di Parigi e piombarono su Laxart e sulla piccola squadra di uomini di Giovanna. Laxart, grazie all'addestramento ricevuto dagli Assassini, riuscì a difendersi egregiamente uccidendo il suo aggressore. Anche Giovanna si ritrovò costretta a difendersi da un borgognone utilizzando la spada dell'Eden. Con il potere di essa, distrusse lo scudo del nemico, incutendogli terrore e senso di impotenza, ma coloro che seguivano la Pulzella sentirono infondersi calma e sicurezza. Il borgognone, sconfitto, depose la spada e cadde in ginocchio coprendosi la testa e gemendo di incredulità e confusione per ciò che aveva appena visto. Giovanna ordinò ai suoi uomini di catturarlo e di consegnargli la sua spada. Dopodiché, si avvicinò nuovamente alle mura per convincere nuovamente i difensori di arrendersi. Tuttavia, ricevette nuovamente un rifiuto e questa volta venne colpita alla coscia da un dardo di una balestra. Gabriel si accorse dell'accaduto e andò a soccorerla. Subito dopo, anche de Rais lo aiutò a soccorrerla ordinandogli di portarla a La Chapelle con l'aiuto di alcuni suoi uomini.[1]

Dopo essere stata curata, Giovanna riprese conoscenza e chiese di sapere come stava andando la battaglia. Laxart rispose che si erano ritirati temporaneamente per la notte e che avrebbero ripreso domani con il ponte di Alençon. Tuttavia, nello stesso momento, entrò il duca d'Alençon che informò i presenti che il ponte era stato distrutto. Distrutto da lui stesso dopo aver ricevuto ordine dal suo re, il quale dopo aver tenuto un consiglio a corte decise di far ritirare le sue truppe. Alla fine di ciò, d'Alençon si accorse che Giovanna non aveva più con sé la spada dell'Eden e le chiese dove fosse. Lei non seppe rispondere con certezza, ricordando di averla quando l'avevano ferita. Immediatamente, d'Alençon e Gabriel si prepararono e a cavallo giunsero al campo di battaglia, alla ricerca della spada, invano.[1]

Apparizioni[]

Fonti[]