Corona d'Aragon[]
Barcelona[]
In buona compagnia: Quando Il Capitano mi avvicinò ne fui sorpreso, per quanto fosse un vero onore. La sua fama di fedele servitore del regno d'aragona lo precedeva, mentre io ero un illustre sconosciuto persino a epila, la mia città natale.
Tutto si chiarì quando il capitano mi comunicò che anch'egli era un membro dell'ordine. Aveva bisogno di me, un umile uomo di lettere, per trovare conferma ad alcune voci che gli erano giunte all'orecchio. Con l'aiuto della sua scorta iniziai la mia indagine, certo che tra i membri dell'élite culturale di Barcellona avrei trovato le risposte che cercavo.
Saragoza[]
Quello che vale: Dei valorosi uomini e delle dame che componevano il nostro seguito, soltanto io e il Capitano eravamo templari. E nessuno, nemmeno i consiglieri più fidati del Capitano, doveva scoprire la verità. Il successo della nostra missione in Italia dipendeva da questo!
Il Capitano era un uomo leale e devoto, ma soprattutto era un diplomatico nato. Eppure, per dimostrare il suo valore a Sua Eccellenza il Re, dovette fare ricorso a tutti gli uomini e le donne più abili del suo seguito. E così il Capitano ci schierò come le sue pedine in una sorta di battaglia contro gli altri nobili aragonesi e i loro lacchè, che ci portò a valicare spesso i limiti imposti dall'etichetta di corte.
Valencia[]
Scontro di fede: A Valencia il Capitano mi affidò un giovane uomo di nome Adrià, figlio di un nobile catalano che ci avrebbe accompagnato nel nostro viaggio. La brina del mattino non si era ancora dissolta quando io e Adrià ci imbarcammo sulla nave che avrebbe portato il Capitano e il suo seguito in italia.
Con nostra somma sorpresa, uno zelante uomo di chiesa di nome fra Ristoro imbarcato sulla medesima nave, ci disse che non eravamo più i benvenuti a bordo. Per nostra fortuna il Capitano affrontò il frate con decisione.
Città stato d'Italia[]
Gavorrano[]
Cane mangia Cane: Fummo ben attenti a non farci notare lungo la strada verso Siena. Dopo essere sbarcati in un piccolo villaggio sulla costa, decidemmo di fermarci a Gavoranno. Non eravamo in cerca di guai, ma furono i guai a cercare noi.
Il condottiero Micheletto Corella era in paese ad attenderci: le sue sentinelle ci avevano tenuto d'occhio. Corella e il Capitano, come appresi in seguito si conoscevano bene. Fin troppo oserei dire. Erano rivali, eppure si chiamavano fratelli. Fu una sorpresa per me: ignoravo che Micheletto, proprio come noi, fosse un Templare.
Eppure, per ragioni che al momento non potevo comprendere, gli uomini di Corella ci avevano teso in agguato!
Siena[]
Cortesie fra nobili: Posso dirmi fortunato, dal momento che gli uomini e le donne del seguito del Capitano, erano tanto coraggiosi, quanto abili, sia con la spada, che nella difficile arte della politica.
Il terzo giorno della nostra permanenza a Siena, i Pazzi, una delle famiglie più ricche e influenti di tutta la Toscana, accettarono di incontrare il Capitano. L'incontro si prolungò fino a notte fonda, e sebbene Vieri de' Pazzi e il Capitano, fossero entrambi membri dell'ordine, ci vollero gli sforzi di tutti i membri della nostra brigata per ottenere il rispetto e, cosa più importante, la fiducia della Famiglia Pazzi.
Monteriggioni[]
Secondo le regole: Dall'incontro con la Famiglia Pazzi apprendemmo che sospettavano che il signore di Monteriggioni fosse nemico dell'ordine di cui io e il Capitano siamo fedeli adepti. Date le premesse, non mi sorprese la richiesta del Capitano di indagare sulla faccenda.
Nella città fortificata di Monteriggioni non mi aspettavo di certo di trovarmi davanti alcuni dei più illustri studiosi di Italia. Tuttavia devo ammettere che è stato un vero piacere conoscere fra gli altri, l'astronomo Niccolò Copernico.
San Gimignano[]
Puntare in alto: Il Capitano ha appreso molti segreti dagli studiosi a Monteriggioni. Segreti che in gran parte io stesso non sono in grado di comprendere. una notte, accanto al fuoco, il Capitano rivelò a me, il suo più fedele servitore, che presto avrebbe reso l'ordine ancora più potente, in Aragona come nel resto del mondo.
Il giorno seguente entrammo a San Gimignano, dove fummo accolti da Pietro Rossi, un uomo di teatro.
Pisa[]
Con il dovuto rispetto: Il lungi viaggio fino a Pisa fu insolitamente tranquillo, e approfittando del momento di quiete il Capitano decise di illuminarmi riguardo la nostra missione in Italia.
Il mio signore era alla ricerca di un antico manufatto che, qualora l'avessimo trovato, sarebbe stato in grado di decuplicare il potere del nostro illustre Ordine. Per questo motivo mi aveva chiesto di vegliare su Adrià, dal momento che riteneva che il giovane potesse aiutarci nella ricerca.
Era dunque quella la ragione per la quale eravamo diretti a Pisa, dove incontrammo alcuni degli uomini più dotti al mondo.
Firenze[]
L'onore dei ladri: La missione ufficiale del capitano era quella di tutelare gli interessi politici ed economici del regno d'Aragona in Italia, ma c'era ben altro in programma: ottenere il favore degli uomini più illustri e potenti della penisola e rafforzare di conseguenza l'Ordine che io e il mio signore servivamo con passione.
Pochi membri del seguito del Capitano conoscevano la verità, ma sospettavo che fra loro ci fossero degli infiltrati che in segreto cospiravano contro il loro signore, e pertanto anche contro l'Ordine.
I miei sospetti trovarono conferma quando La Volpe ci affrontò a Firenze. Qualcuno vicino al capitano ci aveva traditi.
Vernio[]
L'anima della festa: La nostra missione in Italia fino a quel momento era stata fruttuosa, ma restava ancora molto da fare.
In Toscana avevamo scoperto che, a prescindere da qualche divergenza fra i membri, l'Ordine era forte. Ma per rinsaldarlo bisognava portare dalla nostra parte molti altri potenziali alleati. Fu principalmente per questo motivo che il Capitano decise di partecipare a un grande banchetto a Vernio.
Durante le libaglioni ebbi il piacere di conoscere molti illustri signori italiani, ma il Capitano ambiva soprattutto il favore di Caterina Sforza, signora di Forlì.
Reggio Emilia[]
Offerta di lavoro: Tra me e me, mi domandavo perché il Capitano avesse promesso il suo aiuto alla signora di Forlì.
Certamente Caterina Sforza doveva essere in possesso di qualcosa, forse un informazione, che il capitano bramava.
Quando giungemmo a Reggio Emilia e incontrammo il mastro inventore Gaspar de la Croix, iniziai a intuire il piano del Capitano: se fosse riuscito a convincere de la Croix ad aiutare Forlì in quel tragico momento, allora il Capitano e l'ordine dei segreti dell'abile progettista.
Bastava assicurarsi la collaborazione di mastro de la Croix...
Forlì[]
Il segreto della contessa: Grazie alle conoscenze ricavate dal mastro inventore, tornammo a Forlì per rinsaldare le vacillanti difese della città.
Ci fu ben poco tempo per prepararsi: all'alba del quarto giorno le campane diedero l'allarme. La città era cinta d'assedio da un numeroso esercito. Non restava che difendersi, o morire. Per fortuna ci sono molti modi per vincere...
Ravenna[]
Cattivi Presagi: Non sono mai venuto al corrente del segreto che Caterina Sforza svelò al Capitano, né di eventuali favori che lei gli abbia concesso, ma al termine dell'asseddio di Forlì il nostro signore ci guidò verso Ravenna. Sicuramente il Capitano aveva scoperto qualche indizio in grado di avvicinarci al ritrovamento dell' antico manufatto di cui mi aveva parlato.
Disgraziatamente, Bartolomeo d'Alviano, il famigerato condottiero, ci aspettava alle porte di Ravenna. Forse Caterina Sforza ci aveva traditi? Oppure la spie della Confraternita erano più abili di quanto credevamo?
In quel momento non importava come il condottiero avesse saputo del nostro arrivo a Ravenna: l'uomo d'arme ci sfidava, sostenuto da uno sparuto, quanto bizzarro gruppo di soldati.
Padova[]
Interessi nascosti: Ci trovavamo a Padova quando Silvio Barbarigo, inquisitore di Venezia, convocò il Capitano.
L'inquisitore accusò pubblicamente il Capitano di eresia. Questo attacco non solo ci colse di sorpresa, ma fu anche un duro colpo. Fu l'ennesima riprova che alcuni membri dell'Ordine tramavano contro i loro stessi compagni. Se solo avessero compreso che essere uniti è l'unico modo per far trionfare l'Ordine dei Cavalieri Templari! Con così tanti nemici esterni, che bisogno c'era di sbranarsi l'un l'altro?
Dell'altro, ormai eravamo pronti ad affrontare l'inquisitore.
Venezia[]
Contro i ladri: Una volta risolto il problema dell'Inquisitore di Venezia, ci aspettava però un'altra difficile prova.
Questa volta a tradirci non erano stati degli altri Templari, ma certamente un membro del nostro gruppo. Non c'era alcun dubbio a riguardo! Non ero riuscito fino ad allora a individuare il traditore, ma giurai solennemente che ci sarei riuscito, a qualsiasi costo.
Grazie al traditore, i ladri di Venezia, che certamente erano in combutta con i nostri nemici, fecero di tutto per ostacolarci. Il loro capo, Antonio de Magianis, si dimostrò un valente avversario.
Pescara[]
Atto di fede: Lungo la strada per Roma il Capitano mi mise a parte di altri dettagli riguardo al giovane Adrià: il catalano non solo era molto dotto, ma avrebbe potuto guidarci al misterioso manufatto che cercavamo, e magari comprenderne il funzionamento. Era chiaro perché al Capitano fosse tanto caro.
Stavo riflettendo su queste questioni quando le truppe di Cesare Borgia ci intercettarono. Questa volta dovemmo dimostrare di essere degni di ottenere udienza dal papa.
L'Aquila[]
Scontro decisivo: Dopo un duro scontro con Lia de Russo, la donna ci promise che avrebbe parlato in nostro favore alla nobiltà romana.
Non avevamo ancora raggiunto Roma, ma l'intero seguito del Capitano aveva compreso che ci avvicinavamo alla fine del nostro viaggio. Da parte mia, cercavo ancora di individuare il traditore, ma senza successo. Continuava a sfuggirmi.
Più il tempo passava e più mi convincevo che doveva trattarsi di un Assassino. E non di un comune Assassino, ma di un Maestro! Nessun altro avrebbe potuto ingannare il Capitano tanto a lungo.
Giunti all'Aquila, ci aspettavano ben altre faccende: eravamo di fronte all'uomo più temuto d'Italia, Cesare Borgia, il Capitano Generale della Guardia Pontificia.
Roma - Parte prima[]
Grandi Eventi: Dopo l'incontro con Cesare Borgia, entrammo finalmente a Roma!
Il Capitano era certo che il prezioso manufatto si trovasse in Vaticano, forse persino all'interno della stessa Cappella Sistina. Posso solo supporre da dove avesse ricavato questa informazione, ma quel che è certo, sicuro come il fatto che io sia un aragonese, è che il Capitano aveva ragione.
L'incontro con Rodrigo Borgia, il vescovo di Roma, fu un evento eccezionale.
Roma - Parte seconda[]
Sotto attacco: Il Capitano aveva organizzato un incontro segreto con Madonna Solari poiché per lasciare Roma senza farsi notare aveva bisogno dell'aiuto delle Cortigiane.
Al momento stabilito ci incontrammo con lei alla Rosa in fiore, ma cademmo vittime di un imboscata! Le cortigiane ci avevano tradito, ma quel che è peggio è che erano state assoldate dagli Assassini! Fu allora che compresi che Adrià, il mio pupillo, si era rivolto contro di noi. Se non altro il traditore si era tradito!
Fu allora che cominciò la più terribile battaglia a cui io abbia mai combattuto.
Osmanli Imparatorlugu[]
Costantinopoli[]
Un nuovo Destino: Divenni con mio grande onore il braccio destro del Capitano, ma il giovane Adrià, la vipera di cui mi ero preso cura fin dall'inizio del nostro viaggio, riuscì a fuggire mentre affrontavamo gli Assassini a Roma.
I giorni del nostro gruppo di valorosi erano tutt'altro che finiti: tutti noi eravamo pronti a seguire il nostro Capitano fino ai confini del mondo. Devo dire però che nessuno si aspettava di spingersi tanto a est nel momento in cui avevamo lasciato la nostra amata patria, l'Aragona, tanti mesi prima. Dopo un lungo viaggio per mare, finalmente mettemmo piede nel grande porto di Costantinopoli, la perla dell'Oriente.
La gente del posto non ci accolse a braccia aperte, ma per fortuna il nostro saggio Capitano era lì a guidarci. Non potevamo fallire!
Revelations[]
Galata[]
--Ece Ashkar, Assassina
La nostra città è nel panico dopo il grande terremoto, il peggiore a memoria d'uomo. È iniziato all'improvviso, come un temporale d'estate, lasciando Costantinopoli debole, spezzata, distrutta. I morti sono migliaia, e ancora di più gli abitanti senza un tetto. Centinaia di case e decine di moschee sono state danneggiate. La città simbolo della gloria del sultano Bayezid II reca i segni di gravi ferite.
E ancora oggi, tre settimane dopo il disastro, la terra trema di tanto in tanto. Ci ricorda la sua potenza, ci minaccia. Musulmani, cristiani ed ebrei insieme l'hanno chiamato "il piccolo giorno del giudizio", sebbene ciascuna comunità abbia un'idea diversa di chi fosse il bersaglio dell'ira divina.
Intanto noi Assassini ci occupiamo di faccende più pratiche. Fin dal primo giorno Yusuf Tazim ha coordinato i nostri sforzi per fornire cibo e un tetto a chi non può cavarsela da solo. Ma solo oggi abbiamo appreso una notizia molto grave: un insolito numero di mercenari si aggira in città, con l'intento (così dicono le nostre fonti) di lanciare un attacco al nostro covo in riva al mare nel distretto di Galata.
Yusuf si è assunto l'incarico di fortificare ed espandere il nostro secondo covo vicino alla torre, mentre gli altri si preparano alla battaglia. Cercheremo di proteggere gli innocenti che rischiano di venire coinvolti. Ma chi si cela dietro questo attacco improvviso? E cosa sperano di ottenere? È difficile immaginare che non siano consapevoli del potere di cui gode l'Ordine con la protezione del sultano. Solo il tempo e il sangue versato ci diranno la verità.
Costantinopoli[]
--Hasan Pasha, Templare
Sono passati due mesi dal "piccolo giorno del giudizio" e la città si sta risollevando, mentre la guerra contro gli Assassini si inasprisce. Il nostro attacco al covo sul mare non è stato decisivo, ma di certo abbiamo impedito loro di riutilizzare di nuovo quel posto in futuro. Bisogna dire che gran parte del nostro successo va attribuito al nutrito numero di mercenari che si sono trasferiti in città dopo la partenza del sultano.
Cosa li porta qui, mi chiedo? È vero che quando il sultano Bayezid II è lontano, la sicurezza nella capitale è scarsa. Forse sono in cerca di lavoro, o di qualche contratto illecito. Questo gioca a favore dell'Ordine dei Templari, come testimonia la lettera che il principe Ahmet ha spedito di recente dal suo palazzo ad Amasya. Cito i passi più rilevanti:
"Certo sai, caro Hasan, del fratello defunto di Bayezid, l'ingiustamente famigerato Cem. Fu il primo dei figli di Mehmet a comprendere la potenza e la saggezza degli ideali dei Templari. Cem era un brav'uomo, colto e onesto, e uno zio attento che mi dava le attenzioni negatemi da mio padre. Per più di dieci anni Cem mi ha scritto in segreto dalle sue varie prigioni in Europa, educandomi e guidandomi perché seguissi la sua stessa via..."
"È stato Cem a spingermi a impossessarmi di un manoscritto di raro valore, un diario redatto da un mercante veneziano nel quale l'autore narra della sua intima amicizia con Altaïr Ibn-La'Ahad, il leggendario maestro degli Assassini, l'uomo che più a lungo di tutti rimase in possesso della Mela (o con una di esse, dato che ne esistono diverse). Ho recuperato il manoscritto 22 anni dopo l'ultima richiesta formulata da mio zio..."
"In questo libriccino ci sono dettagli sufficienti riguardo a due fatti fondamentali: Altaïr nei suoi ultimi anni nascose la summa del sapere ricavato dalla Mela in una cripta sotto la sua dimora a Masyaf e le chiavi per accedere a tale cripta furono affidate all'autore del diario, che le occultò nella nostra amata capitale!"
"I miei ordini, quindi, sono questi: ispezionate le gallerie sotto al Palazzo Topkapi e comunicatemi ciò che troverete. Ma state in guardia: gli Assassini negli anni li hanno fortificati e non tollereranno la vostra intrusione. Dovete armarvi e prepararvi a combattere."
"Vi auguro di avere fortuna. Che il padre della comprensione vi guidi."
Come ha ordinato il nostro principe, ci apprestiamo a entrare nelle gallerie al tramonto.
Bursa[]
--Ece Ashkar, Assassina
Due settimane fa mastro Yusuf ha compilato una lista delle voci, vaghe ma molteplici, riguardo ai movimenti dei Templari in città: bisogna agire! Si è deciso di cominciare recandosi a Bursa, per prendere contatto con il meno abile dei figli di Bayezid, il principe Korkut, un uomo malinconico dall'animo di poeta ma con scarsissima ambizione. È risaputo che si lascia impressionare dall'autorevolezza e dal carisma, perciò ne faremo una pedina a nostro vantaggio. Il principe ha denaro e risorse, ma gli manca l'immaginazione per metterli a frutto.
In pochi giorni abbiamo raggiunto Bursa, abbiamo preso contatto con i nostri fratelli alle porte della città e abbiamo chiesto al principe di riceverci. Questo si è rivelato un passo falso, perché la goffa reazione di Korkut ha messo in allarme tutti gli agenti Templari in città, che hanno preso a vigilare sui suoi movimenti. Se continuerà con queste imprudenze, finirà vittima di qualche pozione letale a opera dei Templari entro un mese. Facciano pure!
Yusuf ci ha ricordato che gli Assassini non stringono alleanze permanenti con le dinastie regnanti: noi aspiriamo alla libertà! Di questi tempi gli Ottomani guidati da Bayezid sono assai gentili con noi, considerate le circostanze, ma noi confidiamo che un giorno il diritto divino a regnare, oggi accampato da re, sultani e imperatori, non sia che un lontano ricordo sepolto nelle pieghe della storia.
Aspettiamo l'arrivo di un messaggero di Korkut, certi che sarà pedinato dagli agenti Templari e forse persino da un piccolo esercito. Siamo pronti a combattere e, se Korkut sopravvivrà, nonostante la sua idiozia, allora potremo comunicargli le nostre intenzioni e discutere sul da farsi...
Trabzond[]
--Iskender, Chorbaji dei Giannizzeri
Selim I era di umore particolare questa sera: pieno di ardore, preso da un furore quasi maniacale. Ha parlato del recente terremoto e dei suoi inattesi sviluppi politici: "Quindi mio padre Bayezid ha lasciato la città che Dio lo ha incaricato di governare, temendo qualche misera scossa? Temeva forse che l'intonaco di Santa Sofia si sarebbe sbriciolato sporcando le sue vesti da preghiera? È un segno della collera divina! Che vergogna, quel vecchio sciocco. Non è più degno di regnare, ma persiste sperando nel sostegno di Dio. Che follia!"
Amasya[]
--Hasan Pasha, Templare
Ho osservato Shehzade Ahmet percorrere le sale del suo palazzo ad Amasya, turbato dalle notizie giunte da nordest: suo fratello Selim ha individuato e sconfitto un gruppo di nostri compagni Templari appena fuori Trebisonda e poi ha caricato un gran numero di navi facendo vela sul Mar Nero. Al momento la sua destinazione è sconosciuta, anche se Kefe e Varna sembrano le mete più probabili.
Derinkuyu[]
--Hasan Pasha, Templare
Siamo giunti in una delle famose città sotterranee della Cappadocia, Derinkuyu, per incontrare Manuele Paleologo. Questo corpulento aristocratico e il nostro Shehzade Ahmet formano una coppia improbabile, eppure hanno imparato a fidarsi l'uno dell'altro negli ultimi giorni, tanto da suddividersi i compiti. Ora Manuele si occuperà di addestrare i nuovi Templari nei nostri covi a Rodi, a Derinkuyu e nel nord della Tracia, mentre Ahmet cercherà le quattro chiavi di Masyaf mancanti. Poi Manuele guiderà una spedizione a Masyaf per trovare l'entrata della biblioteca di Altaïr.
Ieri ho avuto la fortuna di imbattermi in Ahmet in un momento in cui era di strano umore. Ha chiesto a Manuele di suo zio Cem, della sua cattura e della prigionia in Europa, della sua amicizia e dei suoi guai con Rodrigo Borgia e infine della sua morte. Com'è possibile che un Templare nobile e leale sia stato trattato con tanta indifferenza dai membri del nostro Ordine? "Avevo solo trent'anni all'epoca," ha iniziato Manuele. "Ma cercherò di dirvi tutto ciò che ricordo..."
"Prima di inginocchiarsi davanti ai Templari a Rodi, Cem prese la sua Mela dell'Eden e la portò all'archivio dei Templari a Cipro, dove un tempo custodivamo un immenso arsenale di armi e il nostro sapere. Col tempo l'archivio, sebbene sicuro, fu abbandonato. Cem trovò l'entrata e nascose la Mela al suo interno prima di salpare per Rodi. Là i suoi incubi divennero realtà. Gli Ospitalieri lo arrestarono e lo tradussero in catene dai loro padroni in Europa."
"Sebbene prigioniero, Cem era forte della consapevolezza che la Mela era ben nascosta e confidava che questo avrebbe garantito il suo rilascio. Chiese udienza al Borgia, facendo appello alla loro comune appartenenza all'Ordine. Ma i Borgia non si fidavano dell'astuto figlio del sultano. E così il furbo Rodrigo e i suoi alleati, dopo anni di persuasione e facendo appello alla bontà di Cem, riuscirono in qualche modo a scoprire dove si trovava la Mela..."
"Rodrigo inviò subito una nave a Cipro e dopo molti mesi di ricerche riuscì a recuperare il manufatto a cui tanto teneva. A quel punto, Cem non aveva più alcuna importanza per lui: il poveretto languì in prigione per altri nove anni e poi morì. Mi sorprende anzi che non vi abbia mai parlato di tutto questo nelle sue lettere."
"No" disse Ahmet. "Non era nel suo stile lamentarsi delle proprie disgrazie, a prescindere dal motivo. Voleva che continuassi a credere che l'Ordine era migliore di alcuni dei suoi membri, migliore dei diavoli che l'avevano corrotto..." Detto questo tacque, fremente di rabbia.
È stato allora che abbiamo sentito risuonare delle urla nelle caverne di Derinkuyu. Grida di battaglia! Un gruppo di uomini di Selim ci aveva trovati! Subito abbiamo riorganizzato le nostre difese.
Antalya[]
--Ece Ashkar, Assassina
Il colloquio privato di Yusuf con il principe Korkut è andato come previsto. Il che significa che, dopo avere eliminato tutti i Templari che lo braccavano, Yusuf ha chiesto a Korkut di ricompensarlo per la perdita di tempo, risorse e uomini causata dalla sua inettitudine. E grazie al fascino e al carisma di Yusuf e all'indolenza di Korkut, tale richiesta è stata accolta senza proteste.
"Il principe ha deciso di aprirci i suoi forzieri" mi ha riferito Yusuf. "L'unica condizione è che dobbiamo scortare lui e alcuni dei suoi consiglieri nel lungo viaggio che li porterà ad Adalia, dove suo padre Bayezid lo ha inviato come governatore." Ho commentato che è assai strano che un uomo come Korkut abbia l'incarico di amministrare una città strategica del calibro di Adalia, che si trova sulla costa meridionale dell'Anatolia, ai confini dell'impero. Yusuf per tutta risposta ha detto: "Non sottovalutare la capacità di un padre di sopravvalutare le abilità del proprio figlio."
Dopo aver discusso dell'opportunità e della fattibilità di un tale viaggio, e dopo aver approntato un piano d'azione, abbiamo informato Korkut che intendiamo inviare un piccolo manipolo di uomini altamente addestrati per scortare il suo convoglio a sud. Korkut è stato entusiasta dell'offerta, ma non altrettanto della condizione che né lui né i suoi consiglieri avrebbero avuto voce in capitolo nella scelta del percorso. La segretezza è della massima importanza.
E così siamo partiti per un lungo viaggio a sud, che durerà almeno quattro settimane: procederemo con calma, per mantenere la segretezza. Nonostante le precauzioni, Yusuf ci ha avvisato di stare attenti. I Templari di recente hanno acquisito una notevole destrezza nel tendere imboscate. Dobbiamo stare pronti in caso di attacco.
Rodi[]
--Ece Ashkar, Assassina
Come sospettava Yusuf, ci siamo imbattuti in alcuni agenti Templari lungo la via per Adalia e ne è seguita una dura battaglia. Alla fine abbiamo trionfato e abbiamo portato Korkut e i suoi uomini al sicuro nella residenza del principe. In cambio della nostra protezione Korkut ci ha rifornito di armi e polvere da sparo in quantità tali da rivaleggiare con le riserve dell'esercito del sultano! Ora siamo ben equipaggiati per affrontare la minaccia templare.
Speravo che saremmo tornati a Istanbul nell'arco di pochi giorni, ma alcune notizie giunte alle nostre orecchie richiedono la nostra attenzione. Oggi, mentre pianificavamo il viaggio a nord, Yusuf ha ricevuto un messaggio da uno dei nostri contatti a Rodi nel quale veniva informato che i Templari stanno addestrando molte reclute nei pressi dell'isola. Rodi è governata dagli Ospitalieri, ma non c'è dubbio che i Cavalieri dell'Ordine di San Giovanni supportano, o quanto meno tollerano, la presenza dei Templari. È li che vengono addestrati i mercenari che di recente hanno invaso la capitale? Yusuf vorrebbe scoprirlo.
Pertanto abbiamo assemblato un piccolo gruppo di uomini ben addestrati per recarsi in segreto a Rodi e scoprire la verità sul programma di reclutamento dei Templari. Se le voci sono vere (e non c'è ragione di dubitarne), colpiremo duramente ma discretamente per scatenare il panico nei loro cuori. Devono rendersi conto che li controlliamo anche da lontano e che la nostra lotta non conosce esitazione.
Mi resta un'ultima, curiosa informazione da annotare prima di salpare per Rodi. Yusuf mi ha preso da parte stamattina per dirmi che ha appena scoperto che il Mentore italiano Ezio Auditore ha lasciato Roma pochi mesi fa per dirigersi in Terra Santa. Yusuf ignora per quale motivo, ma i contatti degli Assassini che gli hanno comunicato la notizia si sono detti certi che la faccenda abbia a che fare con il recente scoppio di violenza dei Templari in questa zona.
Ezio, l'uomo che ha sconfitto i Borgia, oltre a un gran numero di altri Templari influenti in Europa, ha preso la via dell'Oriente. Un uomo del suo acume non può non avere pensato che con questo viaggio potrà condividere con noi la sua esperienza. Staremo a vedere: dal momento che ora siamo privi di un Mentore, saremo lieti di accogliere il Maestro (sembra che in Italia lo chiamino così).
Forse è in viaggio verso Rodi in questo momento. Forse sa già cosa sta accadendo. Spero di trovare presto risposta alle mie domande.
Adrianopoli[]
--Visir Taha Pasha
Ogni giorno sempre i soliti capricci: prima il sultano ha fame e poi quando arriva il cibo è sazio, poi chiede di portargli subito il suo libro di mistica e poco dopo l'ordine viene annullato con sdegno e infine un attimo prima è deciso a spostare la capitale dell'impero ad Adrianopoli, dove si trova attualmente per paura di un altro terremoto, e un attimo dopo si lamenta di quanto gli manca la gloriosa Costantinopoli e dice di volerci ritornare al più presto.
Le stravaganze del nostro sultano sono assurde e mettono a dura prova la lealtà e la pazienza dei Giannizzeri e dei visir, che un tempo gli si affollavano intorno devoti come le mosche attorno ai frutti maturi. Di tanto in tanto in lui si intravedono ancora i tratti del lupo che è stato in passato, ma le forze lo abbandonano e presto dovrà scegliere un successore.
La prassi vuole che tocchi al figlio maggiore, Ahmet, ma il mio sangue ribolle all'idea di servire un uomo del genere. Un uomo la cui preferenza per le ciance intellettuali ha sradicato ogni speranza che possa diventare un grande guerriero come suo fratello minore, Selim. Quanto a Korkut, la prospettiva che quell'incapace possa un giorno salire al trono è a dir poco ridicola. No, deve essere Selim. Se vogliamo che l'onore e la dignità dell'impero sopravvivano a questo secolo infausto, deve essere Selim.
Ma per ora dobbiamo occuparci del trasferimento di Bayezid al suo nuovo palazzo ad Adrianopoli. Gli Assassini, che al momento sono nostri scomodi alleati, ci hanno avvertito di alcune operazioni templari nella zona e manderanno alcuni uomini per garantire la sicurezza del sultano. Con la recente ascesa dei Borgia in Vaticano ancora fresca nelle nostre menti, sarà meglio dare ascolto alle notizie che gli Assassini ci forniscono sui loro rivali. Un attentato dei Templari alla vita di Bayezid sarebbe un attacco all'intero apparato di governo dell'impero! Non deve accadere.
Varna[]
--Iskender, Chorbaji dei Giannizzeri
Due settimane fa io e alcuni Giannizzeri al mio comando siamo giunti a un villaggio a nord di Varna per accogliere Selim e il suo esercito. L'abbiamo informato che gli Assassini sono al corrente dei suoi movimenti e che senza dubbio preparano un attacco, o ai danni del principe o contro alcuni dei suoi consiglieri militari. Mi risulta incomprensibile che Bayezid consenta a quei maledetti briganti di aggirarsi liberamente per l'impero, ma immagino che il sultano e gli Assassini si siano alleati alle spalle di noi Giannizzeri. Il che è a dir poco offensivo, ma certo possibile.
Bisogna ammettere che la nostra scelta di schierarci apertamente con Selim, e non con il legittimo erede Shehzade Ahmet, è certamente discutibile. Tutti, a quanto pare, sono colpevoli di azioni di dubbia lealtà in questa guerra oscura e silenziosa. Non resta che accettarlo.
Al momento i Giannizzeri collaborano con l'esercito di Selim per fortificare l'accampamento e aspettiamo notizie dagli uomini del principe inviati nel cuore dell'impero. Selim aspettava l'arrivo di un messaggero tre mesi fa, pertanto ci siamo arresi all'evidenza che sia successo il peggio. "Forse mio fratello è un guerriero più abile di quanto credessi" ha subito commentato Selim, che pure finge che questa tragedia non gli abbia insegnato nulla.
Eppure è di umore allegro giacché è appena arrivato al nostro accampamento suo figlio Solimano, un ragazzo dalla mente acuta che a soli sedici anni rivaleggia con il padre in quanto a carisma e che sembra persino più intelligente di lui. Solimano al momento si dedica agli studi all'università di Costantinopoli, ma ogni tanto parte per qualche viaggio. Al momento è diretto a Kefe,sulla sponda settentrionale del Mar Nero, dove ha saputo che diventerà governatore non appena terminati gli studi. Una carica onorevole per un giovane della sua età.
Ora, mentre ci riposiamo e ci riforniamo di viveri, lo spirito è alto e gli occhi sono bene aperti. Gli Assassini presto verranno a cercarci: non è un'ipotesi, è una certezza. Resta da scoprire come e quando. Il nostro scopo primario è garantire la sicurezza di Selim pur mantenendo un basso profilo: rivelare troppo presto il nostro totale appoggio a Selim ci metterebbe in una posizione difficile con l'attuale sultano.
Presto, molto presto, l'impero sarà nelle mani del solo uomo che davvero se lo merita...