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"Finché non troverai una causa per cui lottare... non saprai cosa sei disposto a sacrificare."
―Arbaaz Mir[src]

Arbaaz Mir' (? - ?) è stato un viaggiatore indiano ed uno dei Maestri del ramo indiano della Confraternita degli Assassini nel corso dell'imperialismo Sikh del XIX secolo. Divenne noto tra i suoi confratelli principalmente per la sua dura lotta contro l'Ordine dei Templari per il possesso del Koh-i-Noor: un Frutto dell'Eden risalente alla Prima Civilizzazione dotato di un immenso potere.

Fu anche l'amante della principessa Pyara Kaur, da cui ebbe un figlio che chiamarono Jayadeep. Inoltre è un antenato dell'attrice Monima Das. Il suo equipaggiamento comprende una lama celata a tre punte, una spada tipica indiana, e una lama corta come quella di Altair. Utilizzava inoltre bombe fumogene, petardi, pugnali da lancio e degli anelli da combattimento corpo a corpo. Fu anche il primo assassino a introdurre il rampino per spostare in modo più veloce nelle città, ovviamente doveva essere lanciato a differenza del rampino a gas dei gemelli frye

Biografia[]

Giovinezza[]

Arbaaz Mir nacque nel Kashmir, una regione nord-occidentale dell'India, all'inizio del XIX secolo da genitori musulmani. Nel 1819, la regione del Kashmir venne conquistata dai Sikh guidati dal maharaja Ranjit Singh, che la annesse all'Impero Sikh da lui fondato. L'invasione della regione portò alla morte di numerosi musulmani e Arbaaz crebbe con un profondo senso di odio verso Sinkh, che considerava solamente un codardo assassino.[1]

In un momento imprecisato della sua giovinezza, Arbaaz Mir venne introdotto nell'Ordine degli Assassini, che servì sotto il comando del leader locale, Hamid.[1]

Furto del Koh-i-Noor[]

Nel 1839, Arbaaz venne incaricato da Hamid (Amritsar) di recuperare una misteriosa mappa mostrante le immagini di alcuni Frutti dell'Eden creati dai membri della Prima Civilizzazione, tra cui il diamante conosciuto con il nome di Koh-i-Noor. Dopo aver fatto ritorno al covo degli Assassini presente nella città di Amritsar, Arbaaz venne informato da Hamid della maledizione che aleggiava sul gioiello, per cui solo una divinità od una donna avrebbero potuto maneggiarlo senza incorrere in terribili disgrazie. Inoltre, il leader lo informò del fatto che anche gli inglesi, il cui potere in India era in rapida crescita, erano al corrente del potere del diamante e che i Templari ne sarebbero entrati facilmente in possesso alla morte di Singh. Vista la scarsa fermezza dimostrata dai figli di Singh, era ormai infatti chiaro che alla sua morte l'Impero Sikh sarebbe caduto ed i suoi territori sarebbero finiti sotto il dominio dell'Inghilterra. Così, nonostante l'odio personale che provava nei confronti del maharaja, Arbaaz promesse ad Hamid di proteggerlo per il bene della Confraternita. Prima di partire per la missione affidatogli, Arbaaz prese con sé il maldestro servitore muto di Hamid, un giovane ragazzo di nome Raza Soora.[1]

Essendo a conoscenza che Singh indossava una copia del Koh-i-Noor e che il vero diamante era invece custodito in una sala sotterranea nascosta sotto il suo palazzo d'estate, Arbaaz e Raza si infiltrarono così nel palazzo durante un grande ricevimento, fingendosi un emissario della regione del Kashmir ed il suo servitore muto. Lì, Arbaaz venne riconosciuto come un Assassino da Francis Cotton, generale dell'esercito britannico nonché membro dell'Ordine dei Templari. L'inglese confessò di trovarsi lì per avvelenare il maharaja; tuttavia l'Assassino gli rispose di non essere suo nemico in quella situazione in quanto non aveva alcun interesse nel proteggere Singh.[1]

In quel momento l'attenzione di Arbaaz venne catturata dall'apparizione della avvenente principessa Pyara Kaur, nipote di Ranjit Singh. Arbaaz incarico così Raza di seguire il tesoriere Buste Raam, l'unico, oltre a Singh, a conoscere l'ubicazione del vero Koh-i-Noor, mentre lui seguì la principessa Pyara. L'Assassino raggiunse la fanciulla nella corte reale e le donò dei fiori che aveva rubato poco prima nella sala da pranzo del palazzo. I due ebbero un rapporto carnale,[1] dopo il quale Arbaaz raggiunse il giovane Raza, che lo condusse al luogo in cui aveva visto Bustee Ram portare il finto diamante di Singh.[2]

I due ottennero l'accesso alle gallerie che si trovavano sotto il palazzo e le esplorarono alla ricerca del Koh-i-Noor. All'interno della sala del tesoro, i due trovarono uno scrigno contenente un diamante, che tuttavia si rivelò essere un falso. Dopo un'esplorazione più approfondita del luogo, Arbaaz e Raza scoprirono che alcuni muri erano solamente un'illusione creata dai membri della Prima Civilizzazione e li attraversarono, ritrovandosi in una nuova sala. Lì, Raza trovò il Koh-i-Noor tra le mani di una statua raffigurante una divinità indù. Recuperato il prezioso gioiello, i due uscirono dai sotterranei. All'esterno, vennero però sorpresi dalle guardie di Singh, avvisate dell'intrusione da Cotton, che aveva seguito l'Assassino poiché non gli aveva creduto quando gli aveva detto che la sua presenza al ricevimento non era dovuta a nulla di particolare. Prima di essere catturato, Arbaaz affidò il Koh-i-Noor a Raza, che fuggì, e consegnò alle guardie la copia.[2]

Arbaaz venne rinchiuso nelle prigioni del palazzo, dove venne poi raggiunto da Raza e Pyara, che lo liberò dopo che l'Assassino gli rivelò di trovarsi lì per proteggere suo nonno dagli inglesi. Una volta libero, Arbaaz scoprì che il giovane Raza aveva restituito il Koh-i-Noor a Pyara, mandando così all'aria il suo piano di fuggire dal palazzo con il gioiello. Dopo aver scoperto dalla giovane che Singh stava prendendo un tè con gli inglesi proprio in quel momento, Arbaaz e Raza decisero di raggiungerlo immediatamente per salvarlo dall'avvelenamento, oltre che per recuperare il Koh-i-Noor.[2]

I due scalarono il tetto del palazzo, da cui Arbaaz si gettò per salvare Singh. Atterrato nella sala da pranzo, Arbaaz lanciò il suo chakram verso Cotton e gettò a terra la tazza di tè del Maharaja, tuttavia ormai già indebolito dal veleno somministratogli dal Templare. Cotton così chiamò le guardie imperiali, accusando l'Assassino di aver tentato di uccidere il maharaja.[2]

Arbaaz fuggì dalla sala, inseguito da Cotton e dalle guardie imperiali, e raggiunse la corte reale. Lì, Cotton tentò di uccidere Pyara mentre tentava di lasciare il palazzo con il Koh-i-Noor, come richiesta da suo nonno Ranjit Singh. Raza giunse però in soccorso della principessa, dandole il tempo di attivare il potere del Frutto dell'Eden. Sotto gli occhi di tutti i presenti, Pyara prese le sembianza di un membro della Prima Civilizzazione, che inviò un messaggio a loro ed a Jot Soora, che avrebbe rivissuto i ricordi del suo antenato Raza con l'ausilio del Brahman V.R. nel 2013. Spaventato, Cotton sparò contro la figura con la sua pistola, frantumando il Koh-i-Noor. Vedendo che la visione stava per collassare, Arbaaz si gettò con Raza in una delle piscine presenti nella corte prima che l'entità scomparisse in un'esplosione che portò Cotton e tutti i presenti alla morte.[2]

Ultimi anni[]

Non si hanno notizie sulla vita di Arbaaz Mir successiva al tentativo di furto del Koh-i-Noor, se nonché ebbe un figlio dalla principessa Pyara Kaur.[2] Più tardi, Arbaaz adottò e addestrò personalmente Henry Green, che nel 1862 emigrò a Londra per ricostruire il decadente ramo inglese dell'Ordine degli Assassini.

Curiosità[]

  • Il nome "Arbaaz" (ارباز) in urdu significa "aquila".

Note[]

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