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"Per ottenere la vera pace, l'umanità deve pensare e agire come un sol'uomo, con un'unica mente."
―Ahmet[src]

Ahmet (1465 - 1513) è stato un principe e governatore ottomano, nonché leggittimo ereditiere del medesimo impero. Segretamente era anche il Gran Maestro del decadente Ordine dei Templari, che tentò di risollevare e portare alla conquista del Grande Tempio durante i primi anni del XVI secolo.

Primogenito del sultano Bayezid II, venne educato sin dalla fanciullezza secondo la rigida tradizione del casato imperiale degli Osman. Venne introdotto agli ideali dei Templari dallo zio paterno Cem, che lo iniziò ufficialmente guidandolo anche verso l'ideale di pace comune tra i loro confratelli. Diciottenne, diede inizio alla sua ascesa e alla sua candidatura come sultano, prestando un eccellente servizio come governatore provinciale in Anatolia, ottenendo la stima di diversi visir.

Salito anche al vertice dell'Ordine dei Templari, seguì le ultime volontà dello zio esiliato: impossessarsi di un manoscritto che lo avrebbe condotto alla biblioteca di Altaïr Ibn-La'Ahad. Questa conteneva sapere e saggezza oltre ogni limite, oltre ad informazioni su un luogo sacro noto come Grande Tempio, col cui potere Ahmet intedeva legare gli uomini alle ideologie dei Templari.

La sua audace missione lo spinse alla ricerca delle cinque chiavi della biblioteca, nella quale fu ostacolato dal ramo turco della Confraternita degli Assassini e dal Mentore italiano Ezio Auditore da Firenze. Inoltre suo fratello minore Selim scatenò una guerra di successione al trono per diventare sultano al posto di Ahmet.

Il principe Templare alla fine non ottenne nessuna vittoria su entrambi i fronti: Ezio e i suoi Assassini decimarono i suoi seguaci, strappandogli tutte e cinque le chiavi della biblioteca e mettendola sotto il loro controllo, d'altro canto Selim vinse la guerra e venne scelto da Bayezid come nuovo sultano ottomano. Privo di potere, Ahmet venne ucciso da suo fratello Selim, che lo gettò dentro una gola rocciosa appena fuori Costantinopoli.

Biografia[]

Primi anni[]

"Fu il primo dei figli di Mehmet a comprendere la potenza e la saggezza degli ideali dei Templari. Cem era un brav'uomo, colto e onesto, e uno zio attento che mi dava le attenzioni negatemi da mio padre."
―Ahmet parla della sua infanzia con lo zio[src]

Ahmet nacque all'interno del casato imperiale degli Osman come primogenito di Bayezid II e sua moglie Bülbül Hatun. Suo padre come suo nonno Mehmet II aveva intrapreso lunghe guerre, conquistando gran parte dei territori medio orientali e alcuni territori dell'Europa occidentale; pertanto Ahmet venne designato come erede del più vasto impero di stirpe ottomana mai visto.[1]

Ahmet crebbe quindi secondo la rigidissima educazione tradizionale del casato Osman, venendo istruito sin da bambino in materia politica e come supplemento rispetto ai fratelli Selim e Korkut, al ruolo di sultano.[1] In particolare durante la sua gioventù passo molto tempo con lo zio Cem, in segreto membro dell'Ordine dei Templari; fu proprio suo zio ad introdurlo all'ideale di pace voluto dai Templari ed introdurlo ufficialmente tra di loro.[2]

Carriera politica[]

"È stato Cem a spingermi a impossessarmi di un manoscritto di raro valore, un diario redatto da un mercante veneziano nel quale l'autore narra della sua intima amicizia con Altaïr Ibn-La'Ahad, il leggendario maestro degli Assassini, l'uomo che più a lungo di tutti rimase in possesso della Mela - o con una di esse, dato che ne esistono diverse."
―Ahmet parla della missione affidatagli da suo zio Cem[src]

Ahmet crebbe quindi secondo gli insegnamenti trasmessigli da Cem, fino a quando quest'ultimo nel 1482 non venne catturato a Rodi dai cavalieri ospitalieri dopo un viaggio a Cipro - ove nascose la Mela dell'Eden appartenuta a Mehmet nell'Archivio Templare. Per oltre dieci anni nipote e zio si mantennero in contatto segretamente, finché nel 1487 Cem spinse Ahmet a cercare il diario del mercante veneziano Niccolò Polo, che secoli prima ebbe una grande amicizia con il leggendario Mentore degli Assassini levantini Altaïr Ibn-La'Ahad.[2] Ahmet quindi iniziò ad accrescere il suo potere nell'impero: appena ventenne suo padre lo affidò al governo di Amasya.[1]

Questa era un importante centro politico e culturale ottomano che il giovane principe contribuì a rendere ancora più fiorente. In particolare il fatto che disprezzasse la guerra contribuì alla sua probabile figura di erede al trono, poiché molti funzionari statali e aristocratici si schierarono con lui e in particolare il gran visir Hadim Ali Pasha.[1] Ahmet continuò ad accrescere la sua influenza tra gli ottomani finché nel 1503, dopo la morte del Gran Maestro Cesare Borgia e la disfatta dell'Ordine in Europa ad opera della Confraternita degli Assassini, il principe Ahmet assunse il nuovo ruolo di capo degli ultimi Templari rimasti.[2]

Terremoto di Costantinopoli[]

"I miei ordini, quindi, sono questi: ispezionate le gallerie sotto al Palazzo Topkapi e comunicatemi ciò che troverete."
―Ahmet affida ad Hasan la ricerca della prima chiave di Masyaf[src]

Salito al comando dei Templari, Ahmet iniziò ad adoperarsi per riportare al potere i suoi confratelli: mobilitò complotti in tutta Europa e prese contatto con alcuni seguaci risiedenti a Costantinopoli, tra i quali il nobile Hasan Pasha. Infine prese possesso del diario di Niccolò Polo, come indicatogli da suo zio Cem anni prima e leggendolo seppe di come Niccolò Polo fosse stato testimone di come Altaïr avesse costruito una biblioteca sotto alla roccaforte di Masyaf, dove nascose tutto il sapere acquisito dalla sua Mela dell'Eden.[2]

Scoprì anche che il Mentore levantino aveva affidato a Niccolò le cinque chiavi della biblioteca e che il mercante veneziano le aveva nascoste proprio a Costantinopoli. Per vie sconosciute venne anche a sapere di un Grande Tempio colmo d'un immenso potere: decise di usare il sapere di Altaïr per trovarne le rovine e abbattere le barriere che separavano i popoli, creando la pace definitiva. Nel 1509 la capitale ottomana venne sconvolta da un violento terremoto, dopo il quale una legione di bizantini entrò in città per affrontare gli Assassini.[2]

La loro operazione fallì, ma interessato ai residui dell'impero bizantino Ahmet incontrò il loro capo Manuele Paleologo, anziano nipote dell'ultimo imperatore bizantino Costantino Paleologo XI. Manuele era inoltre un suo confratello Templare e un vecchio confidente di suo zio Cem; all'inizio i rapporti di fiducia tra i due furono imprombabili, ma alla fine trovarono modo di andare d'accordo. Tornato nel suo palazzo ad Amasya, Ahmet scrisse una lettera ad Hasan Pasha contente l'ordine di ispezionare le gallerie sotterranee al Palazzo Topkapı alla ricerca di uno dei sigilli con cui aprire la biblioteca di Altaïr.[2]

La missione ebbe successo e poco tempo dopo Hasan raggiunse Ahmet ad Amasya, consegnandogli la chiave. Quindi partirono entrambi per la Cappadocia, entrando a Derinkuyu e venendo accolti da Manuele; Ahmet quindi gli consegnò la chiave di Masyaf e il diario di Polo col compito di custodirli. Inoltre lo incaricò di guidare una spedizione alla vecchia roccaforte degli Assassini per trovare la porta della biblioteca di Altaïr e di addestrare le loro nuove reclute nei territori della Tracia ed a Rodi; intanto lui avrebbe cercato i quattro sigilli restanti.[2]

Approfittò anche della maggiore esperienza di Manuele tra i Templari per farsi narrare della caduta di suo Cem e di come l'allora Gran Maestro Rodrigo Borgia lo avesse sfruttato solo per ottenere la sua Mela dell'Eden. Sfortunatamente il loro colloquio venne interrotto da un attacco dei soldati al servizio di Selim, che era stato esiliato dal padre dopo aver tentato di conquistare Costantinopoli e usurpare il trono, motivo per cui Bayezid era entrato in guerra col suo secondogenito.[2]

Ricerca delle chiavi[]

"Qual'era il fine di questo attacco, mi chiedo? Farmi apparire debole? Un governante incompetente? Se hai a che fare con questa storia, Tarik, hai commesso un grave errore. Mio padre ha scelto me come prossimo sultano, non mio fratello."
―Ahmet parla a Tarik durante la riunione al divano[src]

Scampato alla guerra Ahmet entrò a Costantinopoli, sguarnita dall'assenza del padre - trasferitosi ad Adrianopoli e impegnato nella guerra con Selim.[2] Circa nel 1511 venne informato che un luogotenente di Manuele, Leandros, aveva occupato Atlas e Masyaf con una legione bizantina e aveva trovato l'ingresso della biblioteca sotto la roccaforte. Quindi iniziò ad infiltrare personalmente piccoli gruppi di soldati anatolici a Costantinopoli perché cercassero le chiavi di Altaïr.[3]

Il Banchetto Del Principe 11

Ahmet accoglie gli ospiti al banchetto di Solimano.

Nel frattempo Ahmet prese parte alla politica cittadina, curando la sua immagine pubblica in vista del sultanato e passando del tempo con suo nipote Solimano, unigenito di Selim e prodigioso governatore di Kaffa ed appena diciassettenne. Proprio in quello stesso anno Ahmet organizzò un complotto per rapire il nipote durante una mostra culturale al palazzo Topkapi organizzata in onore del suo pellegrinaggio in Crimea, in modo da fingere di salvarlo dai bizantini e migliorando la sua immagine pubblica.[3]

Il suo piano venne sventato però dagli Assassini turchi guidato dal leggendario Mentore italiano Ezio Auditore da Firenze. Questi aveva già ucciso il comandante Leandros, strappandogli il diario di Niccolò Polo. Inoltre a sua insaputa aveva trovato una chiave di Masyaf, avvicinandosi alle altre. Ahmet intanto approfittò del fatto che i giannizzeri seperro evitare un attacco bizantino ad un membro della famiglia reale e accusò il loro capitano Tarik Barleti di cospirazione contro gli Osman.[3]

Un Incontro Difficile 2

Ahmet parla con Tarik e Solimano.

Questi smentì le accuse durante una seduta al divano convocata da Solimano, avendo anche un contrasto con Ahmet sul perché i giannizzeri appoggiassero Selim e non lui. I contrasti tra i due alla fine giunsero alla popolazione, non giovando alla candidatura di Ahmet come sultano. Pochi mesi dopo Tarik venne assassinato da Ezio Auditore: si era infiltrato al campo dei giannizzeri su ordine di Solimano, che condannò a morte Barleti dopo aver scoperto che commerciava armi con Manuele Paleologo - cosa di cui Ahmet non era al corrente.[3]

La morte del loro capitano permise ai giannizzeri di accusare Ahmet di aver ordito il suo assassinio e allarmato il Gran Maestro ottomano si recò da Solimano per informarlo di quanto accaduto; trovò il nipote mentre parlava proprio con Ezio Auditore - che gli venne presentato come un consigliere europeo di nome Marcello - scoprendo che il giovane principe gli aveva predisposto un viaggio via mare. Ahmet tuttavia intuì la reale identità dell'uomo e ordinò un blocco navale fino alla sua cattura. Inoltre iniziò a programmare un nuovo viaggio a Derinkuyu per raggiungere Manuele.[3]

Scontro con gli Assassini[]

Ahmet: Lottiamo entrambi per lo stesso scopo, Ezio. Solo i nostri metodi divergono. Ma non te ne rendi conto? Pace, stabilità, un mondo in cui si possa vivere senza la paura. Il popolo desidera la verità, certo, ma anche quando la possiede, si rifiuta di vederla. Come contrastiamo questo tipo di ignoranza?
Ezio: La libertà può risultare confusa, ma è inpagabile, Ahmet!
―Ahmet parla con Ezio[src]

Come previsto da Ahmet, Ezio superò il blocco navale distruggendo la grande catena e prendendo il largo dal Corno d'Oro in direzione di Derinkuyu - il capitano Barleti in punto di morte gli aveva consegnato una mappa tracciatagli da Manuele per raggiungere il covo bizantino. Ahmet intanto scoprì che il Mentore italiano aveva trovato tutte le ultime chiavi restanti della biblioteca di Altaïr grazie all'aiuto di libraia di nome Sofia Sartor, per cui oltretutto provava un forte sentimento.[3]

Fuga 1

Ahmet minaccia Ezio.

Quindi partì verso la Cappadocia, arrivando nei primi mesi del 1512 al porto del covo bizantino dato alle fiamme da Ezio. Quest'ultimo aveva ucciso Manuele rubandogli anche l'ultimo sigillo di Masyaf; Ahmet si confrontò con l'Assassino subito dopo lo scontro con Paleologo, intimandogli di nuocere a Sofia se non avesse consegnato tutte le chiavi da lui trovate. Quindi il principe tornò di fretta a Costantinopoli, ordinando ad una squadra di bizantini di rapire la libraia: la missione ebbe successo nonostante l'intervento di Yusuf Tazim, capo degli Assassini turchi che venne neutralizzato dopo un duro scontro.[3]

Quindi Ahmet prese rifugio all'Arsenale cittadino, permettendo oltretutto l'intrusione di militi bizantini. L'uccisione di Yusuf suscitò però la furia di Ezio, che una volta tornato alla capitale ottomana decise di assaltare la fortezza militare con i suoi Assassini: la loro vittoria fu schiacciante e Ahmet evitò di morire per mano dell'Auditore solo perché carceriere di Sofia. Alla fine diede ad Ezio un appuntamento alla torre di Galata, dove avrebbe riconsegnato la sua prigioniera in cambio dei sigilli di Masyaf.[3]

Morte[]

Ahmet: Soldati! Selim non è il vostro signore! Voi servite il sultano! Rispondete solo ai suoi ordini! Dov'è? Dov'è il sultano?
Selim: Ti sta davanti fratello. Nostro padre ha scelto.
―L'ultimo dialogo di Ahmet prima di morire[src]
Lo Scambio 5

Ahmet negozia con Ezio e gli Assassini alla torre di Galata.

Ahmet si ritrovò quindi la situazione in pugno, tenendo in ostaggio Sofia. Tuttavia decise di ingannare Ezio, spacciando una donna comune per la prigioniera interessata e appostandola sulla sommità della torre di Galata: la vera Sofia sarebbe invece stata impiccata ai cancelli della struttura ad un suo segnale. Organizzato il misfatto si presentò all'incontro e una volta ricevute le chiavi da Ezio, concesse all'Assassino di riprendersi Sofia. Ahmet intanto partì frettolosamente verso Masyaf con un carro da guerra ed un manipolo di soldati della cavalleria bizantina.[3]

Ezio intanto riuscì a salvare la vera Sofia dall'impiccagione e insieme a lei si lanciò all'inseguimento del principe. Per quest'ultimo situazione si aggravò quando i suoi inseguitori distrussero i carri che si era portato a seguito, motivo per cui Ahmet usò la ruota chiodata del suo carro per dare una forte botta al carro di Sofia ed Ezio, facendo cadere l'Assassino.
Salvandosi tramite un paracadute però, Ahmet vide Ezio uccidere anche tutta la sua cavalleria. Determinato a vincere il Gran Maestro colpì ancora il carro avversario, stavolta distruggendolo; in un primo momento pensò di aver messo fuorigioco Ezio una volta per tutte, ma dovette ricredersi quando l'Assassino lo disarcionò saltando sul suo carro da una collina vicina.[3]

La Fine Del Viaggio 22

Ahmet viene lanciato da Selim nella gola.

I due caddero in un burrone e combatterono a mezzaria, per poi salvarsi in extremis grazie ad un paracadute di Ezio. Infine i due vennero raggiunti da Selim e dal suo esercito di giannizzeri. Preoccupato nel vedere suo fratello ancora vivo e con il suo esercito in ritirata verso Costantinopoli, chiese notizie di Bayezid: il fratello gli rivelò di aver vinto la guerra e di aver costretto loro padre ad abdicare in suo favore. Quindi il nuovo sultano iniziò a strangolare Ahmet, che infine gettò nella gola sottostante uccidendolo definitivamente.[3]

Caratteristiche e personalità[]

"Siete un debole. Riflessivo in tempo di guerra e inquieto in tempo di pace. Vi manca la passione per le tradizioni dei Ghazi, e tuttavia parlate di fraternità in compagnia degli infedeli. Sareste un discreto filosofo, Ahmet, ma sarete un pessimo sultano."
―Tarik Barleti espone la sua opinione sulla personalità di Ahmet[src]

Nato all'interno del potente casato imperiale degli Osman, Ahmet venne cresciuto secondo la tradizionale educazione impartita ai giovani principi di tale dinastia. In particolare lui venne designato come erede al trono del vastissimo impero costruito da suo padre Bayezid e suo nonno Mehmet, motivo per cui gli venne dedicata particolare attenzione: fu soprattutto suo zio Cem a fargli da tutore, tanto che Ahmet arrivò a considerarlo come un vero e proprio padre. Difatti sarebbe rimasto sempre molto legato alla memoria di suo zio, sia per averlo cresciuto che per averlo reso un Templare.

Un Incontro Difficile 4

Ahmet avverte Tarik Barleti.

Sin da giovine era noto per il suo sprezzo e odio verso la guerra, motivo per cui a molti sembrò la scelta più ovvia per il ruolo di sultano. Tuttavia gli Osman era un casato di nobili guerrieri e per questo, nonostante l'evidentissimo acume politico del principe Ahmet, le preferenze convergevano su suo fratello Selim - ritenuto più capace di affrontare eventuali situazioni di emergenza. Eppure Ahmet prestò sempre una grande cura per la sua immagine pubblica, diventando molto inquieto per colpi alla sua reputazione quali l'assassinio del capitano Barleti, con cui aveva diversi contrasti.

Se non un potente sultano, l'acume politico e giudiziario di Ahmet lo resero un abile Gran Maestro per i Templari: riuscì a risollevare parzialmente la loro situazione in Europa mostrando spirito di comando, strategia e organizzazione - gestiva contemporaneamente spedizioni alla ricerca delle chiavi Altaïr e macchinazioni mirate ad accrescere il potere stesso dei Templari. Desiderava ardentemente la pace e la stabilità in ogni cosa, tanto da mostrare diplomazia anche con un Assassino del calibro di Ezio.

Curiosità[]

  • Nella realtà, Ahmet venne ucciso nel 1513, mentre in Assassin's Creed: Revelations viene ucciso nel 1512.
  • Ahmet è un variante di Ahmad, un nome di origine biblica che sognifica molto lodevole.

Galleria[]

Apparizioni[]

Fonti[]

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